Alla fine Robert Kennedy jr si è deciso. E, come anticipato da molte fonti, ha annunciato durante un comizio a Phoenix il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca e l’appoggio a The Donald. Una circostanza piuttosto clamorosa, se si pensa che Robert proviene dalla più nota famiglia Dem americana. Tanto che i suoi cinque fratelli hanno rilasciato un comunicato in cui si dissociano dalla decisione del congiunto, definendola “una triste conclusione per una triste storia”. Per l’ex candidato indipendente, i motivi della scelta sono legati principalmente a “libertà di parola, guerra in Ucraina e alla guerra contro i nostri figli”. Come ha specificato Kennedy jr, “voglio che si sappia che non sto mettendo fine alla mia campagna, la sto semplicemente sospendendo. Il mio nome rimarrà sulla scheda elettorale nella maggior parte degli Stati”. In cosa consiste, dunque, l’endorsement per Trump? Nel fatto che Kennedy toglierà il suo nome dalle schede degli Stati in bilico, quelli decisivi per l’elezione del prossimo Presidente, invitando i suoi elettori a scegliere il candidato repubblicano. Intanto si è saputo che il primo comizio congiunto fra Trump e Kennedy jr si svolgerà in Arizona. Il tycoon ha ringraziato Robert per l’appoggio, definendolo “un bravo ragazzo che tutti rispettano”.
“Bobby e io”, ha sottolineato The Donald, “combatteremo insieme per sconfiggere l’establishment politico corrotto“. Il rampollo della famiglia Kennedy ha sottolineato a sua volta alcune differenze ideologiche che lo separano dal tycoon, ma anche l’esistenza di battaglie comuni. “Non volete un Presidente che ci faccia uscire dalle guerre e ricostruisca la classe media?”, ha chiesto retoricamente Bobby ai suoi elettori. Fra le altre promesse fatte in caso Trump dovesse vincere le elezioni, c’è anche quella di desecretare tutti i documenti sull’assassinio dell’ex Presidente americano John Fitzgerald Kennedy. Ma più che i programmi futuri, oggi i media e gli analisti di tutto il mondo si domandano quanti voti potrebbe realmente spostare l’appoggio del candidato indipendente al leader dei Repubblicani. Secondo Erin Doherty di Axios, se la mossa fosse stata fatta all’inizio dell’estate avrebbe avuto un impatto molto più forte. Allora i sondaggi davano Kennedy jr al 15%, oggi al 4,9%. Per cui l’appoggio a Trump secondo Doherty non dovrebbe portare a grandi cambiamenti, anche perché potrebbe essere visto come un segno di debolezza di The Donald. Nello stesso tempo, i sondaggi dimostrano che il peso di Kennedy è maggiore se appoggia Trump, piuttosto che se avesse scelto di schierarsi con Kamala Harris.
Ma del peso di Kennedy jr si è cominciato a parlare, timidamente, anche in Europa. “Un endorsement di Kennedy può spostare voti? E soprattutto quanti?”, si era chiesto il Corriere del Ticino poco prima dell’annuncio ufficiale. E la risposta, analizzando gli ultimi sondaggi elettorali, è che in effetti la scelta di Kennedy jr negli Stati in bilico potrebbe pesare. Perché Harris attualmente viene data in vantaggio in 5 dei 7 Stati, ma sul dato pesa il momento di fortissima esposizione mediatica dato dalla convention democratica. E il distacco fra i due candidati è comunque minimo. In Arizona, per esempio, Kennedy jr è quotato il 5,2% e il distacco fra i due principali candidati è solo dell’1,2%. Se anche solo la metà dei suoi elettori sostenessero Trump come da sue indicazioni, i rapporti di forza cambierebbero a favore del tycoon. E lo stesso discorso varrebbe per Georgia, Michigan, Nevada, Pennsylvania e Wisconsin. “I discorsi intorno al ritiro di Kennedy jr stanno spostando i riflettori dalla maxi convention di Chicago”, concludeva il giornale elvetico il giorno prima dell’annuncio del candidato indipendente. “Ora Trump potrebbe riguadagnare centralità proprio grazie al sostegno di Robert Kennedy jr”.