Una decennale diatriba legata a un’eredità si è conclusa dopo 10 anni di battaglie in tribunale. Un’anziana signora di Lucca, prima di morire, aveva deciso di lasciare tutto il suo patrimonio in buoni postali, del valore di circa 700.000 Euro, alla badante che l’aveva accudita negli ultimi anni della sua vita. “Lascio tutto quello che ho alla mia badante, questa è la mia volontà perché è stata la bimba che mi ha guardato in questi anni“, le ultime volontà espresse dalla donna nel suo testamento. Una scelta inaspettata che aveva scatenato l’ira dei parenti. La 78enne, che non aveva né marito né figli, aveva preso la sua decisione poco prima del decesso, avvenuto nel 2014. Bisognosa di assistenza per le precarie condizioni di salute, nel 2009 la donna aveva assunto una collaboratrice domestica lucchese, alla quale ha deciso poi di lasciare i suoi beni. La vicenda era approdata in tribunale dopo che i parenti avevano denunciato la collaboratrice per circonvenzione d’incapace, affermando che l’anziana nel momento di redigere il testamento fosse incapace di intendere e di volere.
Dopo la denuncia dei parenti, in seguito alla richiesta di annullamento delle volontà testamentarie, i beni dell’anziana signora erano stati congelati ed era stato aperto un procedimento penale contro la badante. La donna, però, era stata assolta dalle accuse nel 2022 “perché il fatto non sussiste”. Ora, a dieci anni di distanza dalla morte della 78enne, i giudici della Corte civile d’Appello di Firenze si sono espressi a favore della collaboratrice domestica, che è stata riconosciuta come unica erede universale del patrimonio. Dopo un lungo Calvario in tribunale, finalmente la donna potrà entrare in possesso della cospicua eredità, mentre i parenti dell’anziana deceduta, oltre a non poter rivendicare il patrimonio, sono stati condannati a pagare 40.000 Euro di spese legali.