L’omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne trovata morta nella notte del 29 luglio scorso a via Castegnate, una strada centrale del piccolo paese della Bergamasca, continua a rimanere avvolto nel mistero. Nonostante l’analisi di oltre cento ore di filmati estrapolati da 60 telecamere pubbliche e private e più di cento audizioni in caserma, l’identità dell’assassino rimane sconosciuta. Gli investigatori si trovano di fronte a un enigma complesso, con poche certezze e molte domande senza risposta.
Il contesto del delitto
Via Castegnate è una strada stretta e centrale del paese, con molte finestre che si affacciano direttamente sul marciapiede. Eppure, nonostante l’apparente visibilità del luogo, non ci sono immagini che mostrino chiaramente l’aggressione né un testimone oculare che abbia assistito alle quattro coltellate mortali inferte a Sharon Verzeni. Delle quaranta persone immortalate dalle telecamere nelle vicinanze, trenta sono state identificate, ma dieci restano ancora sconosciute. Gli investigatori non sono ancora riusciti a trovare una traccia decisiva.
Telecamere e buchi di sorveglianza
Il percorso di Sharon quella notte è stato in parte ricostruito grazie alle telecamere. L’ultima volta è stata vista viva dalla telecamera di piazza VII Martiri, da dove si è poi avviata verso via Castegnate, dopo una passeggiata serale che era solita fare da qualche tempo, spesso intorno alle 23:30, sempre da sola. Gli ultimi momenti di Sharon sono un susseguirsi di angoli ciechi e buchi di sorveglianza: una residente ha raccontato di averla vista barcollare, attraversare la strada e aggrapparsi all’inferriata di un’abitazione prima di cadere. Da lì in poi, le telecamere non forniscono più dettagli utili.
Misteriosi movimenti e vie di fuga
Ci sono almeno tre vie di fuga possibili per il killer. La prima è quella che porta al maxicondominio vicino alla banca, un luogo che offre un porticato utile per nascondersi e un grande cortile che conduce a un parcheggio senza telecamere. La seconda via di fuga è via Primo Maggio, dove una telecamera inquadra solo il giardino di una villetta, lasciando la strada scoperta. La terza è una strada senza uscita proprio di fronte al luogo dell’aggressione: potrebbe essere stata percorsa senza essere visto, con un possibile passaggio attraverso i giardini delle villette adiacenti.
Un assassino calcolatore?
Il killer potrebbe aver studiato in anticipo il territorio e i buchi nella sorveglianza delle telecamere? Questa è una delle ipotesi su cui stanno lavorando gli investigatori. Sharon Verzeni è stata vista per l’ultima volta dalla telecamera di piazza VII Martiri, e poi scomparsa dai video di sorveglianza fino al momento dell’aggressione. C’è anche un altro dettaglio: l’immagine di un uomo in bici che passa in contromano davanti al tabaccaio, non ancora identificato. Un anziano residente che inizialmente aveva dichiarato di dormire in quel momento è stato poi ripreso da una telecamera mentre fumava sul terrazzo, girando la testa nella direzione dell’uomo in bici. Ora è indagato per falsa testimonianza.
Le parole dei familiari
Le dichiarazioni dei familiari di Sharon aggiungono ulteriori elementi di riflessione. Sergio Ruocco, il compagno di Sharon, non è indagato ma è stato ascoltato ripetutamente in caserma. Ha dichiarato ai cronisti: “Penso sia qualcuno che non conosciamo”. Bruno Verzeni, il padre della vittima, ha espresso la sua convinzione che il responsabile non sia una persona vicina alla famiglia: “Siamo sicuri che non sia stato Sergio. Penso di tutto e di più in questi giorni. Ma certo non è stato qualcuno che la conosceva bene”. Le sue parole suggeriscono che potrebbe avere un’idea su chi sia il colpevole, anche se non ha fornito dettagli precisi.
Conclusioni e ipotesi aperte
L’omicidio di Sharon Verzeni sembra sempre più simile a un delitto perfetto: un crimine commesso in pieno centro, in una strada circondata da finestre e potenzialmente molti testimoni, ma senza una sola immagine o testimonianza diretta che possa aiutare a identificare l’assassino. Le indagini proseguono, ma al momento mancano prove solide. Gli investigatori continuano a seguire tutte le piste possibili, nella speranza di trovare un errore, un dettaglio sfuggito, che possa finalmente risolvere il mistero. Fino ad allora, la domanda resta senza risposta: chi ha ucciso Sharon Verzeni?