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Ucraina, la maggioranza si spacca prima di partire: il giallo delle note distinte

Pubblicato: 30/08/2024 18:43

La linea del governo sulla politica estera si incrina già dalle prime battute, evidenziando divisioni tra i principali partiti della coalizione. Nonostante la dichiarazione congiunta diffusa, che avrebbe dovuto unire Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani su una posizione comune, emergono dissensi significativi tra Fratelli d’Italia e Lega.

Un chiaro segnale di disaccordo è emerso dalle note ufficiali trasmesse da Palazzo Chigi e dal partito di Salvini. Nella comunicazione ufficiale di Fratelli d’Italia, si parla di una “condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina”. Tuttavia, il comunicato della Lega, diffuso e poi rapidamente ritirato, riportava una versione differente: pur confermando il sostegno a Kiev, si dichiarava apertamente contrari a “ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini”.

Questa divergenza non è di poco conto, poiché tocca un tema cruciale come la guerra in Ucraina e l’eventuale coinvolgimento militare al di fuori dei confini ucraini, questione su cui l’Italia ha mantenuto una posizione prudente a causa delle spaccature interne all’esecutivo. Recentemente, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso perplessità sulla possibilità di colpire obiettivi in territorio russo, una posizione condivisa soltanto dall’Ungheria di Viktor Orbán in Europa.

L’incidente, dunque, sembra riflettere le tensioni all’interno del governo. La Lega ha poi cercato di minimizzare l’accaduto, sostenendo che la versione pubblicata era stata modificata per ragioni di tempistica e non per un cambiamento di contenuto, definendo la questione una “scelta stilistica”. Tuttavia, le dichiarazioni di Matteo Salvini non sono riuscite a dissipare i dubbi sulla reale portata del disaccordo.

Anche l’opposizione ha colto l’occasione per evidenziare il divario politico. Il capogruppo al Senato di Italia Viva, Enrico Borghi, ha dichiarato: “Altro che scelta stilistica. La differenza tra lasciare nel comunicato quel passaggio o toglierlo è come quella tra stare sulle posizioni di Orbán o su quelle dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e del Regno Unito”. Una dichiarazione

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