
Non è un argomento nuovo. In molti, in passato, hanno segnalato il rischio che i problemi per la tenuta dell’Unione Europea sarebbero potuti emergere proprio dalla Germania, che della Ue è la guida riconosciuta insieme e più della Francia. Quello che è avvenuto nelle elezioni amministrative in Turingia e Sassonia non è un semplice inciampo per il governo Scholz. Gli alleati storici dell’attuale esecutivo sono in crisi, è il caso dei Verdi, oppure sono letteralmente scomparsi: i Liberali sono crollati a percentuali inimmaginabili, da prefisso telefonico. “Questi a Berlino non hanno ancora sentito il botto”, ha detto ieri il Premier uscente della Sassonia, il CDU Michael Ktretschmer. Dopo questo voto, il botto è arrivato. Atteso, ma non in queste proporzioni. Nel centrosinistra tedesco si accusa Scholz, il Premier “più impopolare della storia”, e si pensa a un cambio nella guida del partito. Il governo è a rischio. Regge invece la CDU, che è primo partito in Sassonia per una manciata di voti sull’estrema destra di AfD e il secondo in Turingia. Ma, inutile nasconderlo, il tema di questa tornata elettorale viene dalla prorompente crescita dei sovranismi. Di estrema destra, con l’AfD, ma anche della “nuova sinistra” del Bsw di Sahra Wagenknecht, che si attesta intorno al 15% dei voti.

Ora è partita la campagna contro “l’eretica” di sinistra, subito accusata di essere putiniana. Ma non si può affrontare così quello che sta accadendo in Germania. La demonizzazione del sovranismo non funziona più, se è vero che le due formazioni antagoniste di destra e di sinistra sono arrivate a raccogliere quasi il 50% dei consensi. Questo è il segno della rottura di un sistema che non funziona, e non a caso il terremoto arriva dal Paese che più di tutti ha voluto e influenzato le dinamiche europee di questi ultimi decenni. Se si aggiunge che in Francia il Rassemblement di Marine Le Pen è diventato il primo partito e la sinistra anti liberista di Melenchon è arrivata al 28% dei consensi, emerge un dato politico che non si può più ignorare. I popoli, nei due Paesi più influenti d’Europa, stanno lanciando un segnale chiaro: così non si può andare avanti. E il rischio maggiore, come insegna la storia, è che la palude immobile di un potere sempre più distaccato dal sentire popolare e impegnato a portare avanti politiche auto referenziali e imposte a colpi di decreti, porti all’emersione di forze estremiste che hanno il loro fondamento, come nel caso di AfD, in ideologie che speravamo dimenticate per sempre. La perenne crisi economica che investe ciclicamente l’Europa, e che oggi tocca pesantemente il popolo e l’economia tedeschi, è uno dei motori di questa crescente protesta popolare. Le dinamiche della globalizzazione selvaggia, sempre più fallimentari, mostrano la corda.

Le politiche di integrazione forzata, che hanno portato da un giusto discorso di inclusività e accoglienza alla senzazione che le culture originarie dei Paesi europei siano messe in secondo piano e costantemente minacciate, sono un altro punto che è stato sottovalutato. Per non parlare dell’imposizione di una green economy eccessivamente accelerata, i cui costi ricadono in gran parte sui cittadini. E ora la storia inizia a presentare il conto. Perché popoli e nazioni che si sono formati in millenni di storia hanno una cultura e delle tradizioni che li caratterizzano, e non possono essere cancellati senza che questo causi una reazione. Gli uomini, i loro sogni, le loro certezze, le loro paure sono il risultato di un lungo percorso che si protrae di generazione in generazione. Chi ha pensato di poter ignorare l’essenza del sentire popolare, è stato molto miope e non ha studiato la storia. Perché i rischi di una deriva autoritaria o estremista sono sempre più evidenti. Come insegnava Manzoni, la folla è un’entità che non si può mai dominare del tutto, e se si infuria diventa irrazionale. Ultimo ma non ultimo, alla gente, soprattutto alle nuove generazioni, sono state tolte le certezze e i sogni per il futuro. Tutto appare incerto, ciò che accade troppo spesso sembra passare molto in alto sulle nostre teste, la società è stata indebolita e disgregata senza offrire un “sogno alternativo“, un futuro chiaro, una prospettiva di vita che generi entusiasmo. Quanto sta accadendo dimostra che i sentimenti e le aspettative delle persone non possono essere cancellati a colpi di burocrazia. E adesso è il momento di cambiare rotta, prima che sia troppo tardi.