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Sharon, Moussa Sangare trasferito d’urgenza: cosa è successo

Pubblicato: 02/09/2024 19:33

Nella giornata di oggi, lunedì 2 settembre, Moussa Sangare, il 30enne accusato del femminicidio di Sharon Verzeni, sarà trasferito dal carcere di Bergamo a un altro penitenziario. La decisione è stata presa per ragioni di sicurezza, dopo che il detenuto è stato bersaglio di altri prigionieri, i quali hanno lanciato bombolette incendiate contro la sua cella. A darne notizia è stato Aldo di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria.

Sangare preso di mira dagli altri detenuti

Secondo le fonti, Sangare è detenuto da solo in una sezione protetta, ma ciò non è bastato a garantirne la sicurezza all’interno del carcere di Bergamo. La situazione si è fatta critica quando alcuni detenuti hanno attaccato la sua cella con bombolette incendiarie, costringendo le autorità a considerare il trasferimento in un altro istituto penitenziario.

L’arresto dopo un mese di indagini

Sangare è stato arrestato dopo un mese di indagini serrate. Le forze dell’ordine sono riuscite a identificarlo grazie all’analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza, che lo hanno ripreso mentre scappava in bicicletta nelle vie circostanti il luogo del delitto. Determinanti per l’identificazione del sospetto sono state anche le testimonianze di due giovani, che hanno confermato la sua presenza nei pressi della scena del crimine.

La confessione e il movente inesistente

Nella notte tra il 30 e il 31 agosto, Sangare è stato portato in caserma, dove ha confessato l’omicidio di Sharon Verzeni. Durante l’interrogatorio, ha rivelato di essere uscito quella notte armato di quattro coltelli, con l’intento di “eliminare qualcuno”. Sangare ha scelto di uccidere Verzeni “senza un reale motivo”, sottolineando che non conosceva la vittima. Un elemento inquietante della sua confessione riguarda il coltello utilizzato per il delitto: Sangare ha indicato agli inquirenti il luogo in cui lo aveva sotterrato, vicino alla sponda del fiume Adda. Ha spiegato di non averlo gettato nel fiume, come aveva fatto con gli altri tre coltelli, perché voleva conservarlo come “memoria di quello che aveva fatto, come un ricordo”.

Interrogatorio davanti alla gip

Oggi si è svolto anche l’interrogatorio di Sangare davanti alla giudice delle indagini preliminari, Raffaella Mascarino. Davanti alla gip, Sangare ha ribadito la sua versione dei fatti, fornendo ulteriori dettagli sul suo stato d’animo e sulle motivazioni che lo hanno spinto a commettere un gesto tanto efferato. La giudice deciderà nelle prossime ore sulla convalida del fermo e su eventuali ulteriori misure cautelari.

Il caso ha destato grande clamore e preoccupazione nell’opinione pubblica, riaccendendo il dibattito sulla sicurezza e sulla gestione dei detenuti nelle carceri italiane.

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