Tre uomini sono stati arrestati nel Tarantino con l’accusa di violenza sessuale di gruppo, a seguito della denuncia di una giovane donna di 23 anni. L’incidente è avvenuto in una campagna isolata a Massafra, in provincia di Taranto. La ragazza ha raccontato alle autorità di essere stata stuprata dai tre uomini, i quali, secondo la ricostruzione della Procura, avrebbero cercato di minimizzare l’accaduto, con uno di loro che le avrebbe detto: «Perché piangi? Stavamo giocando».
L’indagine è coordinata dal pubblico ministero Antonio Natale, con il supporto dei carabinieri. La giovane ha fornito una dettagliata versione dei fatti, raccontando che i tre uomini hanno tentato di convincerla che l’atto sessuale fosse consensuale. Questa mattina, i tre sospettati, tutti residenti a Palagiano e di età compresa tra i 23 e i 34 anni, dovranno comparire dinanzi al giudice per l’udienza di convalida del fermo.
Secondo quanto ricostruito finora, la vicenda è avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 agosto. La ragazza stava tornando a casa in compagnia di due amici, un uomo e una donna, quando sono stati avvicinati da un’auto con a bordo i tre sospettati. Conoscendo uno dei ragazzi nell’auto, hanno accettato l’offerta di un passaggio. Dopo aver accompagnato a casa i suoi amici, la 23enne è rimasta sola con i tre uomini, che l’hanno portata in una zona di campagna dove sarebbe avvenuta la violenza.
Dopo l’aggressione, i tre l’avrebbero riportata nei pressi della sua abitazione, lasciandola scendere dall’auto e minacciandola di non raccontare nulla. La ragazza, però, ha chiamato il fratello e insieme si sono recati all’ospedale, dove i medici hanno accertato la violenza e attivato il protocollo per questo tipo di casi, contattando le forze dell’ordine. Gli esami medici avrebbero rilevato lesioni compatibili con uno stupro di gruppo.
I carabinieri, grazie alla testimonianza della giovane e alle indagini rapide, sono riusciti a rintracciare l’auto dei tre sospettati, che sono stati fermati mentre erano ancora in giro. Gli uomini avrebbero cercato di difendersi sostenendo che l’atto fosse consensuale e che non ci fosse stata alcuna costrizione.