Alla vigilia della presentazione del suo rapporto sulla competitività dell’Unione Europea a Bruxelles, commissionato da Ursula Von der Leyen per cercare di rendere più efficiente l’economia europea rispetto ai concorrenti globali, Mario Draghi ha lanciato un allarme. Nella sua relazione, infatti, l’ex Premier italiano ha voluto trasmettere al Parlamento di Bruxelles un forte senso di urgenza.
“Ho gli incubi a pensare a che cosa succederà se non si agirà subito“, avrebbe confidato Draghi ai suoi interlocutori. E nel suo rapporto, un tema svetta su tutti: il serio rischio di una nuova recessione che potrebbe colpire il nostro Continente. I segnali, secondo l’ex Managing Director di Goldman Sachs, ci sarebbero tutti. Dalle Borse europee in netto calo, alla crisi che investe il settore automobilistico e altri gangli strategici della nostra economia.
LA CRISI DI VOLKSWAGEN
La Volkswagen, per esempio, ha annunciato un piano di ristrutturazione che potrebbe portare a un gran numero di licenziamenti a causa del brusco calo della domanda di circa 500.000 auto. “Il mercato non c’è“, avrebbe affermato a questo proposito il Capo delle Finanze della casa automobilistica tedesca, Arno Antlitz. Ma non sono questi gli unici problemi rilevati da Draghi. Le preoccupazioni del nostro rappresentante riguardano l’intera economia globale. A partire dalle prospettive economiche degli Stati Uniti, che non sembrano positive.
Il rapporto di Draghi dovrebbe constare di circa 400 pagine. E sostiene innanzitutto che, per ridurre il divario di produttività della Ue rispetto ai concorrenti, primo fra tutti la Cina, bisogna ridurre le “dipendenze” di cui soffre il nostro Continente. Fra gli esempi, i materiali essenziali per produrre le batterie che oggi vengono realizzate suprattutto a Pechino. La soluzione? Ancora una volta, secondo l’ex Premier, il mercato unico, indicato come lo strumento principale per affrontare le sfide globali.
CINQU MACRO-CAPITOLI
Il rapporto Draghi si dipana in cinque macro-capitoli principali che si occupano di produttività, riduzione delle dipendenze, clima, inclusione sociale. Fra i temi da affrontare con maggiore urgenza l’aumento dei prezzi dell’energia, che sta pesando moltissimo sulle aziende europee e italiane in particolare. Poi, i ritardi della Ue sull’innovazione, il mercato dei capitali, la necessità di aumentare gli investimenti e la difesa e la lotta alla disoccupazione, vista come uno dei principali motivi delle difficoltà europee.
Non manca un passaggio sulle sfide da affrontare nella lotta alcambiamento climatico. L’ex Premier italiano, in tutto il suo documento, ha insistito soprattutto sull’urgenza di un cambiamento che deve avvenire al più presto. Per evitare nuove sofferenze all’economia continentale. Ora spetta a Bruxelles rispondere.