Emmanuel Macron ha rotto gli indugi e, dopo una lunghissima serie di consultazioni durate 52 giorni costellati di momenti anche drammatici, ha finalmente scelto il nome del nuovo Premier transalpino. Almeno nelle sue intenzioni. Si tratta di Michel Barnier, 73 anni, esponente della destra moderata con un lungo e prestigioso curriculum politico. La scelta di Macron ha mandato su tutte le furie la sinistra, a partire da quella vincente alle recenti elezioni politiche guidata da Melenchon. E proprio da sinistra sono arrivate gravissime accuse contro l’inquilino dell’Eliseo.
“UNA CRISI DI REGIME”
“Stiamo entrando in una crisi di regime“, ha detto il leader socialista Olivier Faure. “Il negazionismo democratico ha raggiunto il suo apice: è stato scelto un ministro del partito che si è classificato al quarto posto alle elezioni e che non ha nemmeno partecipato al fronte repubblicano”. Per Mathilde Panot di La France Insoumise, la decisione di Macron “non rispetta la volontà popolare. Dopo 52 giorni di governo sconfitto alle urne, Macron continua a sentirsi un autocrate“. Se la sinistra attacca frontalmente, la destra di Rassemblement National assume invece una posizione più attendista.
Jordan Bardella ha dichiarato che il suo partito “giudicherà il discorso di politica estera generale di Barnier prima di decidere sulla censura“. Sì, siamo di fronte a un paradosso. Macron, che alle elezioni ha formato un fronte repubblicano con le sinistre per impedire a Marine Le Pen di andare al governo, ora ha bisogno dell’appoggio della formazione di estrema destra per impedire a quelli che sino a due mesi fa erano i suoi alleati di andare al governo. “Esigeremo che il nuovo Capo del Governo rispetti gli 11 milioni di francesi che hanno votato per il Rassemblement National e che rispetti le loro idee“, ha sottolineato la Le Pen. Ma è probabile che dietro la scelta di Barnier ci sia un lavoro diplomatico degli uomini di Macron con la destra sovranista.
IL CALCOLO DI MARINE LE PEN
Comunque la si voglia vedere, il Presidente francese, se vorrà che la nomina del nuovo Premier abbia seguito, sarà costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Altrimenti, ha ribadito Le Pen, c’è il rischio che il nome di Barnier venga respinto sia da sinistra, sia da destra. A meno, dal punto di vista di Macron, di elargire concessioni agli acerrimi nemici del Rassemblement, considerato che con Melenchon non esiste alcuno spazio per ricucire, vista l’area da cui è stato estratto dal cilindro il nome del prescelto. Ma il rischio, per Macron, è sul medio termine. Accettare l’appoggio di Le Pen e Bardella significherebbe sdoganare l’estrema destra e accettarla a tutti gli effetti come soggetto istituzionale. Un vantaggio che Marine avrà certamente considerato.
RITRATTO DI MICHEL BERNIER
Quanto a Michel Barnier, è stato eletto deputato per la prima volta nel 1978, è stato ministro con Chirac e Sarkozy e negli ultimi anni è stato sotto le luci della ribalta come negoziatore delle procedure per la Brexit. Un ruolo che lo ha allontanato dalla Francia, ma che lo ha fatto conoscere in Europa. La sua lunga militanza è sempre stata fra le file della destra moderata neogollista e si definisce “patriota ed europeo“. Una posizione intermedia che sembra studiata apposta per ottenere il via libera del Rassemblement. Una nota dell’Eliseo recita che “il Presidente della Repubblica ha nominato Primo Ministro Michel Barnier, incaricandolo di instaurare un governo di unificazione al servizio del Paese e dei francesi”. Con la scelta di Macron, Bernier diventa il più anziano Primo Ministro della storia francese. Almeno fino al voto del Parlamento.