La giudice per le indagini preliminari (gip) del Tribunale dei Minorenni, Laura Margherita Pietrasanta, ha convalidato l’arresto e disposto la misura della custodia cautelare in carcere per il 17enne che ha confessato di aver ucciso i genitori e il fratellino nella loro abitazione di Paderno Dugnano. Nel suo provvedimento, la gip ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione, sottolineando anche il “concreto pericolo di recidiva”. Secondo quanto riportato dalla giudice, “per le specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità della persona sottoposta alle indagini, sussiste il concreto e attuale pericolo che questa possa reiterare, se lasciata libera, analoghe condotte”.
Un omicidio efferato e premeditato
Il ragazzo, secondo quanto emerge dal provvedimento, avrebbe elaborato il proposito criminoso con freddezza e determinazione, mantenendolo fermo nel tempo. Ha messo in atto il triplice omicidio con “singolare ferocia e accanimento”, desumibile dal numero di fendenti inferti alle vittime. La preordinazione dei mezzi e la ripetizione dei colpi, unite alla particolare condizione emotiva del giovane, evidenziata durante gli interrogatori, rafforzano il pericolo di una recidiva. La gip evidenzia anche come il ragazzo abbia cercato di “aggiustare” la versione dei fatti, aumentando il rischio che, se lasciato libero, possa commettere nuovamente reati simili.
La custodia cautelare in carcere: una scelta necessaria
Considerando la gravità del crimine commesso e la possibilità di una futura pena severa, la giudice ritiene che l’unica misura adeguata per garantire le esigenze cautelari sia la custodia cautelare in carcere. Questa decisione tiene conto della personalità dell’indagato che, immediatamente dopo il fatto, avrebbe tentato di occultare la propria responsabilità fornendo una versione falsa degli eventi.
Il contesto familiare e il parere della difesa
Durante l’udienza tenutasi presso il carcere Beccaria, alla presenza del tutore del minore, del difensore e del pubblico ministero, il Tribunale dei Minorenni ha annunciato di voler approfondire la drammatica vicenda con la massima attenzione richiesta dalla complessità del caso. L’avvocato difensore, Amedeo Rizza, ha dichiarato che il ragazzo avrebbe compiuto il gesto estremo “perché pensava che la strage potesse essere la soluzione al malessere che provava”. Il penalista ha inoltre suggerito che la misura più idonea sarebbe l’inserimento del giovane in una comunità, dato che quando uscirà sarà ancora giovane.
La testimonianza dei familiari: “Era una famiglia perfetta”
I parenti del giovane, tra cui il nonno materno e la zia, hanno descritto la famiglia come “normale, senza particolari problemi”, sia economici che di altro genere. Il nonno, in particolare, ha ricordato come i rapporti tra i fratelli fossero “idilliaci” e ha dichiarato di non riuscire a spiegare quanto accaduto. Alla domanda sul perché il nipote avesse colpito anche il fratellino, il ragazzo avrebbe risposto: “Non sarei riuscito ad abbandonarlo”.
Il caso di Paderno Dugnano rappresenta una tragedia di proporzioni enormi che lascia interrogativi profondi sulla natura umana e sul contesto familiare. Il processo di approfondimento giudiziario e le future decisioni del tribunale saranno cruciali per comprendere appieno le dinamiche che hanno portato a un tale epilogo.