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La rivincita delle bionde: come Meloni e Boccia hanno punito Sangiuliano

Pubblicato: 06/09/2024 18:04

Questa è una storia di vendette, di due donne, non contro il povero Gennaro, già uno che si chiama Gennaro, ed essendo piccolo diventa automaticamente Gennarino, ma contro l’Uomo come archetipo. Maria Rosaria Boccia stava per assaggiare la soddisfazione del potere, della notorietà, del successo nel suo paese natale, Pompei. E quello scornacchiato, basso, calvo ed occhialuto che fa? Gli ritira il decreto già scritto e comunicato? Passi che ‘sto fetentone non lasci la moglie, e che volevo sposà a chillo?

Ma la delusione della marcia indietro, non quella a cui state pensando, sporcaccioni che non siete altro, sul decreto “nun la pozzo sopportà”! Vendetta, vendetta,  tremenda vendetta, io “tutt aggia a dicere”.

Ma poi c’è l’altra vendetta, quella romana. La Meloni compie una delle più efferate prove femministe, in senso lato, della storia. Fa autodistruggere la dignità maschile, con tanto di pianti e scuse di un ministro, colpevole di essere uomo. Sembra una vendetta postuma sui comportamenti da gallo in calore di Giambruno. Per la sua freddezza degna del potere a quello, padre di sua figlia, non gli ha fatto niente, a parte il licenziamento a mezzo social senza preavviso, ma la vendetta è un piatto che va mangiato freddo. Eccallà, un altro che si sente Alain Delon, manco per fascino, ma per potere, un potere caduco che giusto lei gli ha concesso. Il poverino, che sembra uscito da una canzone degli Squallor dell’album Arrapao, chiede di dimettersi ma lei, gelida, gli nega la pietà. Vai in televisione e dici davanti al Paese quanto sei cretino, chiedi scusa a tua moglie e soprattutto a me, infimo maschio, nemmeno fuco, dell’alveare di cui sono Ape Regina. La vendetta delle Amazzoni è chiara e spietata, rappresenta un avvertimento agli altri maschi, attenti voi che farete la fine di Gennarino.

Non so questa fuga in avanti del potere delle donne, che si comportano più ferocemente dei maschi, quanta presa possa avere sull’elettorato conservatore, ma vuoi mettere dopo anni ad ascoltare Rampelli, Alemanno, Storace, Gasparri, Fini? Qualcuno, dopo tutte ste menate, e non diciamo altro, doveva pagare il conto.

Di fatto questo di Gennaro Sangiuliano è il Me Too italiano, la liberazione dal Wenstein italico, il rogo del maschio in diretta televisiva, una nuova Salem dell’ex potere maschile. Addio Maschio!

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