All’inizio di quest’anno, per l’esattezza il 22 di Gennaio, il Ministro dell’Interno Guido Crosetto aveva lanciato un allarme, o forse meglio dire aveva espresso una personale preoccupazione, riguardo alla “pubblicazione di articoli con informazioni riservate“. Il riferimento era alla notizia secondo la quale sua moglie avrebbe partecipato a un concorso dall’Aise, i servizi esteri. Crosetto aveva adombrato il sospetto circa “la possibile provenienza dell’informazione dall’interno degli stessi apparati di sicurezza”.
Ora però il Ministro, anche considerato il momento molto particolare che sta vivendo il governo, ha deciso di minimizzare. “I servizi rappresentano un presidio di piena legalità“, ha affermato, sottolineando come sia sufficiente “una sola mela marcia per fare danni”. All’origine di questo caso, come riporta Andrea Ossino su Repubblica, “l’inchiesta di Perugia sul caso dei dossieraggi, l’indagine coordinata dal procuratore Raffaele Cantone che coinvolge principalmente il finanziere spione Pasquale Striano e il magistrato della Direzione Nazionale Antimafia Antonio Laudati“.
IL CHIARIMENTO DI CANTONE A MELONI
Crosetto aveva confidato proprio a Cantone – e in seguito anche alla Premier Meloni – le proprie perplessità in relazione alla fuga di notizie che aveva riguardato le attività della moglie. Il riferimento era a un articolo del Domani in cui si rivelava della partecipazione al concorso dell’Aise. In seguito alla segnalazione, Cantone aveva scritto alla Presidente del Consiglio per informarla che dopo avere svolto gli opportuni accertamenti, poteva “escludere il coinvolgimento degli organismi di intelligence interni”.
Ora il Ministro ha bollato le rivelazioni della stampa sul caso come “assurde ricostruzioni” o “illazioni“. “Mi ero limitato a evidenziare al Procuratore Capo di Perugia”, ha spiegato, “come una notizia (irrilevante e anche falsificata) apparsa su un quotidiano non potesse che provenire dall’interno dell’Aise, trattandosi di questioni coperte dalla legge 124/2007 e quindi secretate”.
UNA SOLA MELA MARCIA
Crosetto ha riferito di avere ricevuto piena collaborazione, e che “l’idea stessa che la mia sfiducia riguardasse l’organizzazione o i suoi vertici è più ridicola che falsa. Purtroppo basta una sola mela marcia a fare danni”. Per poi concludere che “l’esistenza di rapporti distorti fra servizi e informazione rappresenterebbe una minaccia reale all’assetto democratico. In Italia, invece, i servizi rappresentano un presidio di piena legalità e democrazia che sa anche depurarsi quando serve”.