Pupi Avati, maestro del cinema gotico italiano, torna a esplorare il suo genere preferito con il film “L’orto americano”, presentato fuori concorso alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia. Questo horror gotico, che uscirà nel 2025 distribuito da 01 distribution, racconta una storia ambientata a Bologna durante il periodo della Liberazione. Il protagonista, un giovane problematico con aspirazioni letterarie, si innamora di una misteriosa nurse dell’esercito americano.
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Un film autobiografico e profondo
Secondo Avati, il protagonista, ricoverato in un ospedale psichiatrico perché capace di parlare con i morti, è un personaggio in parte autobiografico. “Quello che parla con i defunti sono io”, confessa il regista, riferendosi alla sua abitudine di richiamare mentalmente persone care scomparse prima di addormentarsi. Questa introspezione, che mescola angoscia esistenziale e riconciliazione con la vita, aggiunge una dimensione intima e personale alla narrazione.
Omaggio al cinema americano degli anni ’40
“L’orto americano” è un film ricco di citazioni cinematografiche, soprattutto dal cinema americano degli anni ’40. Avati afferma di aver voluto rendere omaggio a registi come Hitchcock, utilizzando il bianco e nero per la prima volta in carriera, sottolineando l’umiltà di voler creare una storia che possa arrivare a un vasto pubblico.
Una Mostra di ricordi e legami
Il regista ricorda con affetto la calorosa accoglienza ricevuta a Venezia nel 1983 per il film “Una gita scolastica”, scherzando sulla competizione per il TotoLeone. Avati, nonostante il tono scherzoso, sottolinea come il Festival non sia solo glamour, ma anche un luogo di profondi legami e storie umane, proprio come quelle raccontate nei suoi film.
L’attrice Caterina Caselli, che appare nel film, conferma il forte legame instaurato con Avati, che l’ha diretta per la terza volta, sottolineando l’importanza della sua guida attenta e presente sul set.