Il governo Meloni si appresta ad approvare la nuova manovra finanziaria, districandosi fra la necessità di far quadrare i conti e quella di presentare ai cittadini un piano che tenga conto delle loro necessità. Un compito non facile, la cui via di soluzione, i tre leader Meloni, Tajani e Salvini hanno riassunto in una nota congiunta.
“Nell’incontro di maggioranza è stata ribadita la volontà di proseguire nel solco di una politica di bilancio seria ed equilibrata, confermare quanto di buono è stato fatto e verificare cosa di nuovo può essere attuato concentrando tutte le risorse a disposizione sulle priorità già indicate (famiglie, imprese, giovani e natalità), mettendo definitivamente la parola fine alla stagione dei bonus, che hanno dimostrato di non produrre alcun risultato”. Alla fine, come ha detto Tajani, la manovra “non sarà lacrime e sangue, ma non potrà nemmeno sperperare denaro pubblico”. In sintesi: niente tesoretti da spendere.
Un tassello importante del lavoro dei tre leader e del Ministro dell’Economia riguarda i dipendenti pubblici. Che secondo una bozza di articolo che il governo ha intenzione di inserire nella manovra potranno restare al lavoro fino ai 70 anni, per il tutoraggio o l’affiancamento dei nuovi assunti. In caso di trattenimento in servizio di un dirigente, la scelta non sarà imposta per legge, ma spetterà all’amministrazione o al singolo lavoratore.
Nel caso in questione, l’amministrazione dovrà rinunciare all’assunzione di personale per lo stesso importo di spesa nel limite del 10% complessivo delle facoltà assunzionali. In questo modo si punta a mantenere invariati i costi del lavoro delle amministrazioni, e ridurre allo stesso tempo la spesa previdenziale.