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Sinner “positivo ma innocente”, equivoci gravissimi del sistema antidoping

Pubblicato: 11/09/2024 22:55

Il caso di Jannik Sinner continua a gettare ombre sul sistema antidoping internazionale, che rischia di subire un altro duro colpo in termini di credibilità. Per tutta la giornata di ieri, si sono rincorse voci riguardo un possibile ricorso della WADA al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna. La data del 9 settembre era stata indicata dai media come termine ultimo per contestare il verdetto dell’ITIA, l’agenzia antidoping indipendente del tennis, che aveva riconosciuto la buona fede di Sinner nel caso legato al Clostebol.
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Tuttavia, la scadenza indicata si è rivelata imprecisa, e non è stato chiarito quando scadrà effettivamente il termine. La WADA e la NADO, l’ente antidoping italiano, avevano 21 giorni per fare ricorso a partire dal momento della ricezione della sentenza. Mentre la NADO ha deciso di non procedere, ritenendo esauriente la prima comunicazione ricevuta, la WADA ha chiesto ulteriore documentazione per un approfondimento. Questo ha posticipato di altri 21 giorni la possibilità di presentare ricorso, ma né l’ITIA né la WADA hanno comunicato ufficialmente la nuova scadenza. Si sa comunque che non potranno passare più di sei settimane dalla sentenza del 19 agosto.

I danni irreparabili all’immagine di Sinner

Questo clima di incertezza mina la fiducia nel sistema antidoping, che dovrebbe essere fondato su trasparenza e precisione nelle comunicazioni. Il problema di fondo è che, sebbene Sinner sia stato assolto, il caso non doveva mai essere così esposto mediaticamente. Le tracce di Clostebol, una sostanza contenuta in un cicatrizzante chiamato Trofodermin, sono state rilevate nei controlli di marzo, prima durante il torneo di Indian Wells e poi in un test successivo. La comunità scientifica concorda sul fatto che si è trattato di una contaminazione, probabilmente avvenuta attraverso il contatto con le mani del suo massaggiatore. Nonostante ciò, l’annuncio di una “positività” di Sinner, anche se innocente, ha creato confusione e danni alla sua immagine.

Jannik e il suo team hanno gestito la situazione con grande professionalità, dimostrando equilibrio e resistenza psicologica. Tuttavia, la vicenda ha dato adito a speculazioni che potevano essere evitate. Nonostante tutto faccia pensare che la WADA non presenterà ricorso, l’incertezza rimane e pesa sul giocatore. Questo caso rappresenta un grave autogol del sistema antidoping, che avrebbe dovuto agire con maggiore cautela per evitare danni inutili alla reputazione di Sinner.

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