Il numero non lascia spazio a dubbi: è il più elevato mai registrato sino a oggi. Stiamo parlando dei nuovi permessi di soggiorno rilasciati dall’Unione Europea, in aumento del 4,7% rispetto alll’anno precedente. A comunicarlo il centro studi continentale Eurostat, che ha specificato come la maggior parte dei permessi sia stata rilasciata per “motivi lavorativi”. Non stupisce che il primo Paese di provenienza dei nuovi immigrati sia l’Ucraina, con 307.000 unità. Seguita dalla Bielorussia e dall’India.
Per i cittadini provenienti da Ucraina, Bielorussia, India e Turchia sono proprio le esigenze lavorative la motivazione principale per il rilascio. Mentre i motivi familiari sono la prima voce per chi arriva da Marocco, Russia e Brasile. Diverse le motivazioni per chi invece proviene da Siria e Afghanistan, dove riveste un ruolo importante la voce “protezione internazionale”.
Colpisce che, proprio ora che Eurostat certifica l’intensificarsi dei flussi migratori e del permessi di soggiorno, la Germania abbia attuato una stretta significativa lungo le proprie frontiere. A causarla, la recrudescenza del terrorismo islamico sul territorio tedesco. Ma anche motivi politici interni. Bloccando, almeno in parte, l’arrivo dei migranti, il governo Scholz spera di arginare l’impetuosa crescita dei movimenti sovranisti sul suo territorio, a partire dall’ultradstra di AfD.
Le elezioni in Brandeburgo della prossima settimana daranno una prima risposta rispetto all’efficacia di queste nuove politiche del governo Scholz. Quel che è certo, è che la decisione unilaterale dei tedeschi ha suscitato reazioni molto dure da parte degli altri Paesi europei, a cominciare da Polonia e Austria. Il tema immigrazione, dunque, torna prepotentemente a occupare le cronache politiche europee. E solleva molte domande sul modo in cui è stato gestito sinora.