Vai al contenuto

Processo Open Arms, Salvini rischia fino a 15 anni di carcere. I Pm: “Fu sequestro di persona”. La Lega si mobilita

Pubblicato: 13/09/2024 12:13

Domani in aula, la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella e i sostituti Geri Ferrara e Giorgia Righi esporranno la loro requisitoria contro Matteo Salvini al processo Open Arms. E chiederanno la condanna del Ministro delle Infrastrutture per due reati gravi: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

2019: IL CASO OPEN ARMS

La vicenda, che risale al 2019, è nota: nell’estate di quell’anno il leader del Carroccio, che allora era Ministro dell’Interno, non concesse il “porto sicuro” alla nave di una Ong spagnola carica di migranti. In quell’occasione, iniziarono le indagini con l’accusa di sequestro di persona. La Procura di Palermo scrisse che “Salvini provocava l’illegittima privazione della libertà personale dei migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave per un tempo giuridicamente apprezzabile, dalla notte fra il 14 e il 15 Agosto sino al 18 Agosto 2019“.

LE PESANTI ACCUSE A MATTEO SALVINI

Il giorno 20, in seguito al sequestro preventivo della nave disposto dalla Procura di Agrigento, vennero evacuate tutte le persone a bordo. “Il reato è aggravato per essere stato commesso da un pubblico ufficiale, con abuso di poteri inerenti alle sue funzioni, nonché in danno di soggetti minori di età“, hanno scritto i rappresentanti dell’accusa. Le condizioni in cui versavano li migranti erano pessime, come confermato dai medici saliti a bordo della nave, che nella loro testimonianza parlarono di alcuni soggetti tanto disperati da “lanciarsi in mare“.

LA TESTIMONIANZA DI PIANTEDOSI

Nel suo intervento in aula, l’allora Capo di Gabinetto di Salvini Matteo Piantedosi (che oggi è Ministro degli Interni), cercò di minimizzare l’accaduto. “Mai riferito a Salvini di criticità a bordo”, aveva detto Piantedosi ai giudici, “né ho ricevuto rifiuti. Peraltro che ci fossero tensioni fra migranti dopo i soccorsi era abbastanza normale, e non alterava il meccanismo decisionale. Il ministro dà la linea politica, il Capo di Gabinetto adotta i provvedimenti da eseguire”.

In questo modo l’attuale Ministro degli Interni si era auto-chiamato in causa per il reato contestato a Salvini, ma dopo essere stato indagato la sua posizione era stata archiviata. Il leader del Carroccio, a sua volta, si era difeso sostenendo che le azioni messe in atto nella vicenda Open Arms fossero coerenti con la “linea del governo presieduto da Giuseppe Conte“.

Ma lo stesso Conte lo aveva smentito in aula, parlando di un’iniziativa di Salvini che, in vista dell’imminente contesa elettorale, voleva apparire come “l’uomo forte” nell’affrontare il fenomeno migratorio, a differenza dell’ex Premier rappresentato come debole sui temi migratori.

LA MOBILITAZIONE DELLA LEGA

Che il leader della Lega agisse per ottenere consenso elettorale fu confermato anche da Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, che all’epoca erano anch’essi ministri. Ora il processo sta entrando nella sua fase più delicata. La sentenza è prevista per la fine dell’anno. Vista l’importanza e la delicatezza del momento, con le possibili conseguenze di un’ipotetica condanna ai danni di Salvini, la Lega ha annunciato di voler organizzare una mobilitazione davanti all’aula del processo nel giorno in cui ci sarà l’intervento degli avvocati che difendono il leader del Carroccio.

Continua a leggere su TheSocialPost.it