Io sono Giorgia, mi riconosco cristiana, anche se ‘sto Vaticano non la pensa come me, cerco l’interesse della patria, ma voto contro questa Europa, e soprattutto, purtroppo, tengo famiglia.
Alla fine, com’era previsto, si è arrivati, dopo il sacrificio del capro espiatorio Sangiuliano, al bersaglio grosso, la Famiglia al potere. Oggi è ovvio quel che qualche settimana fa sembrava incomprensibile. La repentina, e dichiarata retroattiva, separazione a mezzo social della Sorella dei Fratelli, Arianna Meloni. Tra la comunicazione della fine del rapporto tra Arianna Meloni ed il potente, fino a quel momento, Lollobrigida, e lo scoppio dello scandalo di tarda estate, più dal sapore di fiele che di mare, passano pochi giorni. Si tratta di coincidenze, di premonizioni, come gli auruspici romani che scrutavano il volo degli uccelli, senza doppi sensi, o il cerchio magico delle due vestali meloniane sapeva cosa sarebbe successo?
La ormai famosa, o famigerata, a seconda dei punti di vista, dottoressa Boccia, come la chiamava in maniera quasi infantile l’ex ministro Sangiuliano, era la fautrice un anno fa, in tempi cosiddetti non sospetti, di un intergruppo parlamentare sulla dieta mediterranea. Possiamo pensare che un ministro onnipresente ed omnisciente come Lollobrigida, detto Lollo, per cui in quel mondo non si muove foglia che lui non voglia, non sapesse che suoi parlamentari si muovevano in tal senso?
Di ulteriormente efferato, con sottigliezza sospetta, la mitica Boccia tira in campo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Fazzolari, che se non è di famiglia, è famiglio. È un attacco alla famiglia regnante in grande stile, e con grande efficacia. Questa “dottoressa” dovrebbe essere assunta da una vera dottoressa del potere, come la Belloni. Una Mata Hari di tal fatta potrebbe far cadere un governo non amico dell’Italia.
Il gossip continuerà, ma il dato, da approfondire, è politico. Il familismo, più che la famiglia, viste le scarne risorse impiegate per le famiglie italiane, è proprio il limite della concezione di governo della Premier. Perché la Meloni si circonda solo di familiari o famigli, mettendoli alla guida del governo o del partito? Una visione cosi esclusiva del potere, da clan, denota una grande insicurezza, diffidenza verso gli altri, una sindrome da fortino assediato. Una Premier non inclusiva sul piano personale e politico, insicura, impaurita, nonostante il cipiglio aggressivo, può gestire un grande Paese, complesso e pieno di sfumature, variegato e disomogeneo?
De Gasperi o Andreotti avrebbero mai messo dei parenti o famigli, vi ricordate il famoso Franco Evangelisti, in ruoli apicali della politica o del partito? La politica è fatta di alleanze ed inclusività, deve avere una vocazione di maggioranza, e non di maggioritario in minoranza, talmente risicata da essere un cerchietto magico. Con i piccoli cerchi si concentra il potere, ma si inciampa nell’indifferenza degli esclusi, e i sistemi, necessariamente plurali, non si tengono. E l’Italia, indipendentemente dalla questione Premierato, non è il Principato del Lussemburgo, è una nazione, parola gradita alla Meloni, grande e complessa. Può la sua struttura di governance avere la forma di famiglia? Tutti teniamo famiglia, ma le istituzioni sono collettive, di tutti.