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Aggressioni ai medici negli ospedali, interviene l’esercito

Pubblicato: 14/09/2024 12:52

Per contrastare il preoccupante aumento delle aggressioni al personale sanitario, l’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia sarà sorvegliato dall’Esercito Italiano. La decisione è stata presa dal prefetto Paolo Giovanni Grieco e rientra nel piano di rimodulazione dei servizi di vigilanza nell’ambito dell’operazione ‘Strade Sicure’, che mira a proteggere obiettivi sensibili nel territorio vibonese.
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Un’azione necessaria per la sicurezza del personale

Negli ultimi mesi, all’interno dell’ospedale, si sono registrati diversi episodi di aggressioni contro medici e infermieri, perpetrate sia da pazienti che da loro familiari. Per fronteggiare queste situazioni, è stato deciso di destinare alcune unità dell’esercito alla vigilanza del nosocomio, garantendo una presenza costante che possa scoraggiare eventuali atti di violenza. L’intervento dell’Esercito sarà affiancato dai Carabinieri e dalla Polizia, continuando così un’azione coordinata con le altre forze dell’ordine. Questo piano rappresenta un rafforzamento delle misure già adottate dall’Azienda Sanitaria Provinciale, che aveva precedentemente intensificato la sicurezza all’interno del Pronto Soccorso dell’ospedale.

‘Strade sicure’ e la protezione degli obiettivi sensibili

L’operazione ‘Strade Sicure’, attiva da diversi anni, ha l’obiettivo di garantire una maggiore sicurezza in luoghi strategici e sensibili. Il coinvolgimento delle forze armate in questo contesto si pone come un segnale forte di contrasto alla criminalità e alla crescente violenza nelle strutture sanitarie, fenomeno che negli ultimi tempi ha visto un aumento preoccupante.

Non un caso isolato

Gli atti di violenza nell’ospedale di Vibo Valentia non sono un caso isolato. Un’altra aggressione in ospedale, questa volta a Pescara, ha coinvolto circa 40 persone dopo la morte di un paziente di Oncologia di etnia rom. Il gruppo ha invaso i corridoi del reparto, urlando e insultando il personale sanitario, trasformando l’intero reparto in un campo di battaglia: porte divelte, tavoli ribaltati, e oggetti gettati a terra. Solo il tempestivo intervento delle forze dell’ordine ha riportato la situazione alla calma.

L’episodio è avvenuto nella mattina di venerdì 13 settembre e ha avuto come protagoniste decine di persone che, appena appresa la notizia della morte del loro congiunto, sono riuscite a forzare l’ingresso dell’ospedale. A nulla è servito il tentativo iniziale della guardia giurata in servizio che, valutando la gravità della situazione, ha immediatamente richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Sul posto sono intervenute prima le pattuglie della polizia e poi i carabinieri, i quali hanno faticato non poco per riportare l’ordine e garantire la sicurezza degli operatori e degli altri pazienti presenti. Al termine dell’operazione, la salma del paziente è stata scortata fino all’obitorio, cercando di evitare ulteriori disordini.

Dichiarazioni dell’Asl e condanna dell’aggressione

Il direttore generale della Asl di Pescara, Vero Michitelli, ha espresso la sua ferma condanna dell’accaduto, definendo l’episodio una “vile aggressione”. “Un reparto come l’Oncologia, dove la fragilità e la speranza convivono, non avrebbe mai dovuto essere teatro di un’aggressione così gratuita”, ha dichiarato Michitelli, sottolineando l’impegno quotidiano dei medici, infermieri e operatori sociosanitari nella cura dei pazienti.

Un fenomeno in crescita: casi a Nocera e Monterosso

Purtroppo, l’episodio di Pescara si inserisce in un contesto più ampio di violenza nei confronti del personale sanitario. Nelle scorse settimane, una dottoressa è stata aggredita all’ospedale di Nocera, mentre un medico è stato preso a calci a Monterosso. Questi episodi, sempre più frequenti, evidenziano la necessità di rafforzare le misure di protezione per chi lavora in prima linea negli ospedali.

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