Capita a tutti, credo, la sera, di accendere la televisione. Certo, si potrebbe leggere un libro. Ma guardare la televisione non è peccato. Meglio, quantomeno, di TikTok. Il problema è che cosa guardare. L’offerta di intrattenimento è infinita. La qualità è modesta, onestamente. Magari ti devi accontentare di un film d’epoca, visto e rivisto, e che rivedi ancora, con nostalgia. Di quando il telecomando non esisteva e ti dovevi alzare per cambiare canale. Dal primo al secondo, mica di più.
Chi di noi, oggi, non smanetta alla ricerca di qualcosa di potabile? Così, per caso, mi è capitato di incrociare, su Netflix, una serie di produzione sudcoreana. Non tanto nuova, in realtà, perché le sue 16 puntate sono andate in onda, in Corea del Sud, dal 14 dicembre 2019 al 16 febbraio 2020. In coreano si chiama 사랑의 불시착 – Sarang-ui bulsichak. In inglese Crash Landing on You, in italiano L’atterraggio d’emergenza dell’amore. In Corea del Sud e in altri paesi dell’estremo Oriente e’ stato un successo. Non so se lo sarà anche in Italia, dove ovviamente è stato doppiato. La storia è semplice. Una ereditiera sudcoreana ha un incidente con il suo parapendio e atterra per sbaglio oltre il 38esimo parallelo, che dal 1953 divide le due Coree. Poteva atterrare nel corridoio demilitarizzato, naturalmente. Invece finisce proprio in territorio nordcoreano. Viene soccorsa da un ufficiale. E ovviamente si innamorano.
La serie viene classificata come sentimentale. Lo è, in effetti. Ma è anche ben altro. Perché, con toni lievi, è nella sostanza una sorta di documentario satirico su come la vita nelle due Coree sia drammaticamente diversa. Al Sud un paese industriale, ricco, libero, democratico. Al Nord una dittatura, definita socialista, povera oltre la nostra immaginazione, governata dalla dinastia Kim. Dal 2011 il dittatore é Kim Jong-un, figlio di Kim Jong-il, dunque nipote del fondatore Kim Il-sung. Siamo alla terza generazione, di fatto signora e padrona del paese. I cui cittadini difficilmente possono aver visto Crash Landing on You. Chi fosse sorpreso, tra un lancio di missili e l’altro, a guardare televisioni straniere rischia la condanna a morte.
Dimenticavo, si fa per dire: la Corea del Nord è membro dell’Onu. Dal 1991. Ha diritto di voto, come l’Italia. E’ uno dei 193 paesi membri. Mancano all’appello solo Taiwan (espulsa nel 1971 per volere della Cina), Vaticano e Autorità Nazionale Palestinese, che sono osservatori. E anche un gruppetto di paesi non riconosciuti da membri dell’Onu, ma che in qualche caso si riconoscono fra di loro. Per dirne uno la Transnistria, il territorio teoricamente moldavo, sostenuto dalla Russia, che separa la Moldavia dall’Ucraina. Oppure l’Ossezia del Sud, l’Abkhazia e Cipro del Nord, questo riconosciuto solo dalla Turchia. Ma, con tutto il rispetto per i loro cittadini, questi sono scherzi dolorosi della storia.
L’Onu é figlio della seconda guerra mondiale. Come la precedente Società delle Nazioni, é stato creato non per governare il mondo, ma per consentire un dialogo tra le nazioni capace di prevenire le guerre. Non ci riuscì la Società delle Nazioni. Non ci riesce l’Onu. Garantire la pace mondiale, per quanto ci dispiaccia, è impossibile. Ne deriva che, decennio dopo decennio, si è dimostrato un ente inutile. Ma che c’entra, si dirà, Crash Landing on You. C’entra, perché la Corea del Nord è libera di definirsi Repubblica Popolare Democratica di Corea, ma è una dittatura. Come altri 108 Stati che siedono al Palazzo di Vetro. Gli Stati democratici sono 84, cioè una minoranza. E non è detto che tutti gli 84 siano democratici come noi intendiamo la democrazia. Dunque, se non fosse riconosciuto il diritto di veto ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, la maggioranza non democratica degli Stati membri potrebbe votare qualsiasi cosa. Ma il diritto di veto spetta solo ai vincitori della Seconda guerra mondiale e ai suoi eredi, cioè a Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia (ex URSS) e Cina. Anche se la Russia è una autocrazia e la Repubblica Popolare Cinese è una dittatura di fatto.
Sono pessimista. L’Onu dovrebbe essere riformato. C’è chi lo sostiene da tempo, ma all’orizzonte non si vede luce. D’altra parte il sistema democratico si è dimostrato non esportabile. E in fondo ogni nazione ha il diritto di vivere come preferisce. Troppe democrazie formali sono in realtà ben poco democratiche. Le dittature possono essere rovesciate solo dal popolo, se lo vuole. Non sempre lo vuole. A ribellarsi, storicamente, sono solo minoranze sognatrici. E raramente le minoranze vincono senza l’intervento di fattori esterni. È capitato anche a noi italiani.
La satira di Crash Landing on You fa sorridere, è gradevole. Ma ci costringe anche a riflettere. Dal nostro punto di vista i nordcoreani vivono in una prigione. I cittadini contano niente. Eppure, salvo qualche drammatica fuga, non si ribellano, non ci pensano neppure a rischiare la vita per rovesciare il dittatore. Si accontentano di sopravvivere. Come possono. A noi sembra incredibile, eppure è così. Noi ci comporteremmo in modo diverso? Dubito. Onestamente dubito.