In un articolo pubblicato su Repubblica, Gianluca De Feo ha analizzato l’ultimo attacco ucraino ai depositi di munizioni situati a Toropets, nel distretto di Tver, a nordovest di Mosca. L’evento ha sollevato notevoli interrogativi, e secondo il quotidiano romano potrebbe rappresentare un punto di svolta nel conflitto in corso.
Un’esplosione senza precedenti
La scorsa notte, i depositi strategici delle forze armate russe sono esplosi uno dopo l’altro, generando colonne di fuoco di dimensioni colossali. L’esplosione è stata talmente violenta da essere registrata dai sismografi con una magnitudo di 2,8. Le immagini post-attacco mostrano i magazzini trasformati in vulcani di fiamme, con nubi di fumo visibili dai satelliti. I video che mostrano la devastazione descrivono una scena apocalittica di distruzione.
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Un obiettivo strategico colpito
I magazzini distrutti erano tra i più grandi della Russia, risalenti all’epoca sovietica e ristrutturati radicalmente tra il 2015 e il 2018. In passato, il viceministro della Difesa Dmitrij Bulgakov aveva dichiarato che questi depositi erano progettati per resistere ad attacchi missilistici ed esplosioni nucleari. Si stima che contenessero circa 30 mila tonnellate di esplosivo, incluse scorte di missili balistici, missili contraerei, razzi e munizioni di vario tipo.
La portata dell’attacco avrebbe causato la completa distruzione della struttura e costretto all’evacuazione i residenti dei villaggi circostanti. I social media sono pieni di testimonianze di famiglie bloccate in frazioni isolate senza una via di fuga.
Le ipotesi sull’origine dell’attacco
Non è chiaro come sia stato possibile per Kiev riuscire a distruggere i bunker protetti. Fonti ucraine sostengono che l’attacco sia stato effettuato da cento droni killer che hanno volato per quasi 700 chilometri prima di colpire i magazzini. Tuttavia, i droni non hanno mostrato capacità di perforare strutture in cemento armato, il che suggerirebbe l’uso di missili a lungo raggio.
Tre ipotesi restano in campo: un possibile sabotaggio da parte di incursori sul terreno, forse sincronizzato con l’attacco dei droni, oppure la produzione da parte di Kiev di missili a lungo raggio capaci di penetrare le difese blindate. In entrambi i casi, l’attacco potrebbe segnare una svolta significativa nel conflitto. La terza ipotesi, che è quella segnalata dai russi, è che per compiere una simile operazione debbano essere stati coinvolti esperti militari occidentali. Una circostanza che, secondo quanto dichiarato da Mosca, alzerebbe il livello dello scontro e spingerebbe Putin a decidere per l’uso di armi non convenzionali e più potenti. In una drammatica e improvvisa escalation dagli esiti incerti.