Il governo ha dato il via libera a un ordine del giorno firmato da Igor Iezzi, esponente della Lega, durante la discussione sul ddl sicurezza. L’obiettivo è aprire un tavolo tecnico o una commissione per valutare, nei limiti dei principi costituzionali, la possibilità di introdurre percorsi di assistenza sanitaria per i condannati per reati di violenza sessuale. Questi percorsi, a cui i condannati potrebbero aderire su base volontaria, comprenderebbero trattamenti psichiatrici e farmacologici, con la possibilità di ricorrere al blocco androgenico, conosciuto anche come castrazione chimica.
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La proposta di Iezzi, già anticipata la scorsa estate, mira a esplorare soluzioni che possano prevenire le recidive nei casi di violenza sessuale, agendo direttamente sui meccanismi che alimentano tali comportamenti. La castrazione chimica, argomento da tempo dibattuto in Italia, consisterebbe in un trattamento farmacologico volto a ridurre il desiderio sessuale, agendo sugli ormoni del condannato.
Un tema etico e costituzionale
Il tema è delicato e apre a molteplici riflessioni di carattere etico e costituzionale. Da un lato, si cerca di tutelare le potenziali vittime di reati sessuali, dall’altro, resta centrale la questione del rispetto dei diritti fondamentali della persona, anche di chi ha commesso gravi crimini. Il tavolo tecnico proposto da Iezzi dovrebbe quindi valutare attentamente ogni aspetto, garantendo che eventuali trattamenti rispettino sempre la dignità umana e la volontarietà.
La castrazione chimica è già in vigore in diversi Paesi europei e in altre parti del mondo, ma in Italia il dibattito è ancora acceso. Alcuni vedono in questa misura una risposta efficace per prevenire ulteriori crimini sessuali, altri temono che possa rappresentare una forma di trattamento degradante. La proposta di Iezzi segna comunque un passo concreto verso l’apertura di un confronto su una questione tanto controversa quanto urgente.