Ursula Von der Leyen ha presentato la sua nuova Commissione, e basta dare un’occhiata ad alcuni nomi scelti in ruoli cruciali per capire che per l’Italia non saranno rose e fiori. Proprio mentre Draghi insiste per la creazione di un Debito Comune Europeo che stimoli la crescita, infatti, in ruoli principali per economia e finanza sono stati scelti Commissari che appartengono alla schiera dei cosiddetti “falchi”.
Cioè i fautori dell’austerity e della stretta alla spesa che invece, e non solo per noi, sarebbe fondamentale per riavviare un’economia in crisi. Una situazione che preoccupa non solo per l’impatto sulle politiche economiche e fiscali italiane, ma anche per la gestione dei flussi migratori. L’influenza di figure come Valdis Dombrovskis e Wopke Hoekstra potrebbe complicare ulteriormente il quadro.
La sfida del deficit e del debito pubblico
Per i prossimi sette anni, l’Italia dovrà mantenere sotto stretta sorveglianza il proprio deficit pubblico, con l’obiettivo di ridurlo al di sotto del 3%. Questo richiederà risparmi annui superiori a 13 miliardi di euro, un compito arduo che ricadrà sulla compagine di governo di centrodestra.
A questo si aggiunge l’obbligo di affrontare il colossale debito pubblico del Paese, uno dei più alti in Europa. E sarà proprio Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, a valutare i progressi dell’Italia. Il Vicepresidente lituano è conosciuto per la sua rigidità e per la “scarsa empatia” – per usare un eufemismo – verso le necessità dei Paesi del Sud Europa.
Le tasse e il ruolo di Hoekstra
Un altro elemento che desta preoccupazione è la nomina di Wopke Hoekstra a commissario per il Clima, ma con competenza anche sulle questioni fiscali. L’ex ministro delle Finanze olandese, durante la pandemia, si era opposto fermamente al Recovery Fund, che si è invece rivelato indispensabile per evitare il crollo dell’economia continentale.
Hoekstra si è già dimostrato particolarmente avverso a misure di condivisione del debito pubblico. La sua gestione delle politiche fiscali potrebbe portare ulteriori difficoltà all’Italia, rendendo il percorso di risanamento dei conti ancora più tortuoso. La sua probabile alleanza con Dombrovskis rischia di trasformare la supervisione sui conti italiani in un percorso irto di ostacoli, rendendo difficili eventuali richieste di maggior flessibilità finanziaria.
Migranti e la bomba di Brunner
Un altro fronte critico riguarda la gestione dei migranti. La nomina dell’austriaco Brunner agli Affari interni rappresenta una sfida per l’Italia, nonostante la vicinanza politica tra Vienna e il governo Meloni. Brunner è noto per la sua linea dura sull’immigrazione, il che potrebbe significare un aumento delle tensioni nella gestione dei flussi migratori verso l’Italia, senza alcuna disponibilità a una redistribuzione europea.
Per il governo di centrodestra, che ha fatto dell’immigrazione uno dei suoi cavalli di battaglia, questa situazione potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Specie ora che la Germania ha di fatto attuato una stretta per gli ingressi alle sue frontiere che creerà non pochi problemi agli altri Paesi europei.
Le deleghe di Fitto
Raffaele Fitto, nominato commissario italiano nella nuova Commissione, si trova in una posizione delicata. Le sue deleghe sono principalmente economiche, ma limitate. I fondi di coesione sono già stati assegnati fino al 2028, e il Pnrr scadrà nel 2026. Inoltre, dovrà lavorare sotto la supervisione di Dombrovskis, il che riduce ulteriormente la sua autonomia. Fitto, oltretutto, sarà sotto stretta osservazione soprattutto da parte delle formazioni di sinistra e dei macroniani. Che gli chiedono di dimostrare la sua fedeltà all’Unione Europea, e di dissociarsi da quello che loro considerano “il sovranismo” di Fratelli d’Italia.
Perciò, la rosa impugnata da Giorgia Meloni per il prossimo quinquennio appare piena di spine. Tra le rigide politiche economiche e fiscali dei “falchi” e la gestione dei flussi migratori, l’Italia rischia di trovarsi in una posizione particolarmente vulnerabile nei confronti delle decisioni di Bruxelles.