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I misteri dietro l’attacco in Libano. “C’è Israele dietro alle esplosioni”. Come hanno fatto

Pubblicato: 19/09/2024 09:32
cercapersone

Secondo un’inchiesta del New York Times, i cercapersone esplosi recentemente in Libano sarebbero stati prodotti da una società fittizia israeliana. La Bac Consulting, un’azienda ungherese apparentemente responsabile della produzione di questi dispositivi, sarebbe in realtà una copertura per nascondere il coinvolgimento dei servizi segreti israeliani.

Tre ufficiali dell’intelligence israeliana, citati dal giornale, hanno confermato l’esistenza di almeno altre due società fittizie create per mascherare l’operazione. I cercapersone, utilizzati principalmente dai membri di Hezbollah, hanno iniziato a essere spediti in Libano nel 2022, ma la loro distribuzione è aumentata drasticamente dopo che il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva avvertito del pericolo nell’uso di telefoni cellulari.

La giapponese Icom nega il proprio coinvolgimento

Nello stesso tempo, l’azienda giapponese Icom ha dichiarato di non essere responsabile delle recenti esplosioni che hanno coinvolto i propri walkie-talkie in Libano. In una nota, Icom ha chiarito che il modello IC-V82, che sarebbe stato utilizzato negli attacchi, è fuori produzione da circa 10 anni. L’azienda ha confermato che l’ultimo lotto di questo modello è stato esportato nel 2014 e da allora non sono stati effettuati ulteriori invii.

Un attacco coordinato e sospetti su Israele

Le esplosioni, che hanno colpito migliaia di persone provocando decine di morti e centinaia di feriti, sarebbero parte di un attacco coordinato che in molti attribuiscono a Israele, in conseguenza dei mesi di tensioni e scontri al confine tra i due Paesi. I dispositivi esplosi, tra cui cercapersone e walkie-talkie, erano in uso tra i membri di Hezbollah. Questa circostanza ovviamente aumenta i sospetti su un’operazione di sabotaggio orchestrata da Israele per colpire direttamente i membri e le comunicazioni del gruppo libanese.

L’ipotesi delle batterie manomesse

Ma come hanno fatto gli israelinai a fare esplodere i dispositivi? La teoria più accreditata riguarda la possibile manipolazione delle batterie. I sabotatori israeliani potrebbero aver costruito batterie speciali, visivamente simili a quelle originali, ma contenenti microcariche esplosive, ricevitore e detonatore. Questa manovra avrebbe permesso di eseguire l’operazione in modo più rapido ed efficiente, rendendo difficile rilevare la manomissione a causa della densità delle batterie, che blocca anche i raggi X.

Secondo fonti libanesi e israeliane, la partita di cinquemila cercapersone manomessi, distribuita tramite canali commerciali legittimi, potrebbe spiegare l’esplosione simultanea di vari dispositivi elettronici, inclusi elettrodomestici e pannelli solari, nel secondo giorno di attacchi. L’Unità 81 dell’intelligence militare israeliana, specializzata in soluzioni tecnologiche, potrebbe essere stata coinvolta in questa complessa operazione di sabotaggio.

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