Daniele D’Amato, 48 anni, zio della campionessa olimpica Alice D’Amato, è morto dopo essere stato dimesso tre volte dall’ospedale con la diagnosi di lombosciatalgia. La verità si è rivelata molto più grave: dissezione aortica, una patologia che richiede un intervento immediato. La vicenda, risalente al 2021, ha ora portato all’indagine per colpa medica di due dottori, uno dell’ospedale di Novi Ligure e l’altro del San Martino di Genova.
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Un’agonia durata mesi
Tutto inizia il 23 maggio, quando Daniele si presenta in ospedale con forti dolori e pressione alta. Qui un medico non riesce ad accedere al sistema informatico e, senza ulteriori accertamenti, lo lascia andare. La situazione si ripete poche ore dopo, quando D’Amato torna in elicottero, lamentando di nuovo dolori. Anche in questo caso, la diagnosi parla di lombalgia muscolo-scheletrica, senza ulteriori esami o osservazioni.
Il dramma si completa al San Martino di Genova, dove, dopo l’ennesimo ricovero e una radiografia alla colonna lombosacrale, il paziente viene dimesso di nuovo. Solo tre giorni dopo, con accertamenti più approfonditi, viene scoperta la dissezione aortica. Si tenta un intervento chirurgico d’urgenza, ma D’Amato muore il 1° giugno.
La procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per i due medici coinvolti, accusandoli di non aver eseguito i controlli necessari e di aver dimesso il paziente senza la dovuta attenzione. I familiari di D’Amato, distrutti dal dolore, chiedono giustizia per una morte che poteva essere evitata.