Le recenti decisioni del Parlamento europeo sull’uso di armi a lungo raggio da parte dell’Ucraina, insieme al nuovo viaggio di Ursula Von der Leyen a Kiev per offrire ulteriori aiuti economici, hanno provocato una durissima presa di posizione di Mosca. Il portavoce del Cremlino ha avvisato la Nato su una possibile escalation del conflitto e sul fatto che la risposta russa potrebbe essere devastante.
Da Mosca arriva un avvertimento che inquieta il mondo intero: “Disponiamo di armi tattiche nucleari disposte in Bielorussia. Se Kiev e l’Occidente continueranno con le provocazioni, le conseguenze saranno disastrose“. Le parole del Cremlino fanno presagire scenari drammatici. E la minaccia nucleare, forse per la prima volta, prende veramente corpo.
Il sostegno occidentale e le minacce di Mosca
L’Occidente, guidato dagli Stati Uniti con l’appoggio dei Paesi aderenti alla Nato, continua a fornire supporto militare e finanziario all’Ucraina, cercando di contrastare gli attacchi russi e sostenere Zelensky in vista dell’inverno. Ursula von der Leyen ha annunciato un nuovo prestito da 35 miliardi di Euro a Kiev, proprio mentre in Europa si parla di nuove politiche di austerity e si afferma che non ci sarebbero fondi da destinare al Welfare dei Paesi dell’Unione.
In ogni caso, le nuove misure di sostegno e la decisione della Ue di autorizzare l’uso di armi a lungo raggio hanno scatenato la reazione di Mosca, che vede nelle azioni occidentali una minaccia diretta alla propria sicurezza.
L’ombra del nucleare
La minaccia della Russia di fare ricorso alle armi nucleari tattiche disposte in Bielorussia rappresenta un ulteriore elemento di preoccupazione. L’incubo atomico non è più solo retorica, ma un rischio tangibile che potrebbe avere conseguenze devastanti. Il vicepremier italiano Antonio Tajani ha sottolineato la necessità di agire con prudenza, avvertendo che “la difesa dell’Ucraina non deve portare a una guerra mondiale“. Tuttavia, con l’intensificarsi delle ostilità e l’uso di armi occidentali da parte di Kiev, il rischio di un’escalation dalle conseguenze imprevedibili appare sempre più concreto.
L’attacco ucraino e la risposta russa
Il Cremlino ha annunciato nel frattempo che le forze russe “ripristineranno il controllo della regione di Kursk in modo tempestivo”, pur definendo la situazione nella zona “critica”. Mosca sembra continuare a preferire l’utilizzo di truppe e armamenti nel Donbass, dove l’esercito di Putin avanza costantemente. A peggiorare il quadro delle tensioni fra Russia e Occidente, comunque, il fatto che l’Ucraina, il 6 agosto, ha lanciato il più grande attacco straniero alla Russia dalla Seconda Guerra Mondiale, irrompendo oltre il confine nella regione di Kursk con il supporto di droni e armi pesanti di fabbricazione occidentale.
Mosca ora ha intensificato i suoi sforzi per espellere il nemico, e un alto comandante russo ha recentemente dichiarato di aver riconquistato due villaggi nella zona. Intanto un’inchiesta del quotidiano inglese Guardian ha confermato che le autorità russe erano a conoscenza già da mesi dell’intenzione di Zelensky di attaccare Kursk e da tempo stavano preparando piani per prevenirla.
I rischi di una guerra globale
Il nuovo sostegno militare e finanziario all’Ucraina da parte dell’Occidente rischia di amplificare una guerra già devastante, portando il conflitto su un terreno ancora più pericoloso. La minaccia di un’escalation nucleare, come ha saggiamente ricordato Tajani, rende necessaria una riflessione sulle possibili conseguenze delle scelte attuali. La Russia ha chiaramente tracciato una linea rossa, e continuare a ignorarla potrebbe aprire scenari catastrofici per l’intera Europa e il mondo.