L’epidemia di peste suina africana (PSA) continua a espandersi a un ritmo preoccupante nel territorio italiano, coinvolgendo attualmente otto regioni e coprendo una zona rossa di oltre 25.000 chilometri quadrati, un’area grande quanto la Lombardia. Partita dal ritrovamento di una carcassa infetta nel territorio di Ovada, la diffusione ha colpito duramente la produzione suinicola nazionale, minacciando, come riportato da Repubblica, in particolare il prosciutto di Parma, eccellenza italiana riconosciuta a livello mondiale.
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Un’epidemia fuori controllo
La diffusione del virus ha portato all’abbattimento di 60.000 maiali e alla devastazione di 45 allevamenti, con ritrovamenti di 2.400 carcasse di cinghiali deceduti a causa del virus. Coldiretti e altre associazioni agricole hanno lanciato l’allarme, sottolineando come questa situazione stia mettendo a rischio l’intera filiera suinicola del Paese, un settore che vale 13 miliardi di euro e impiega 100.000 lavoratori.
Le misure messe in campo dalle autorità, come l’Ordinanza numero 3 del 2024 emanata dal commissario Giovanni Filippini, prevedono restrizioni severe per il movimento degli animali nelle aree colpite. Tuttavia, l’espansione dell’epidemia continua a minacciare zone cruciali come Cremona, Mantova e Brescia, territori chiave per la produzione di prosciutti Dop. La mancanza di piani efficaci nei trenta mesi precedenti ha permesso al virus di espandersi senza freni.
Abbattimenti e misure straordinarie
Le perdite economiche causate dalla peste suina africana, che hanno già superato i 30 milioni di euro, potrebbero aggravarsi ulteriormente. I danni diretti sono legati agli abbattimenti obbligatori, ma quelli indiretti, come mutui e stipendi da pagare nonostante il fermo produttivo, rischiano di trascinare gli allevatori in una crisi profonda.
La lettera inviata dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ai ministri competenti, sottolinea la necessità di fondi emergenziali e indennizzi per le aziende agricole colpite. Un emendamento al Decreto fiscalità prevede lo stanziamento di 19,5 milioni di euro per il biennio 2024-2025, una somma che, tuttavia, rischia di essere insufficiente a fronte della vastità del problema.
L’esercito contro i cinghiali
I cinghiali sono considerati i principali vettori della malattia, ed è per questo che Coldiretti ha proposto di intensificare le operazioni di abbattimento per contenerne la diffusione. Tuttavia, gli esperti dell’Ispra avevano già sollevato l’importanza di ridurre l’alta concentrazione di animali negli allevamenti intensivi, sottolineando come proprio queste strutture possano essere punti di diffusione del virus. Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova, ha espresso preoccupazione per la diffusione del virus nelle aree circostanti la zona rossa, dove già si registrano gravi danni: “Il virus ha raggiunto le porte di Cremona, Mantova e Brescia”, territori cruciali per la produzione di prosciutti San Daniele.
Lingua blu: un’altra minaccia per gli allevatori
Oltre alla peste suina africana, un’altra malattia sta colpendo duramente l’allevamento italiano: la febbre catarrale degli ovini o lingua blu. In Sardegna, dove i focolai sono oltre 2.100, sono già morti quasi 9.000 ovini. Anche in Piemonte, Lombardia e Calabria la situazione è critica, con numerosi focolai e decessi tra gli animali.