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Trasfusioni di sangue infetto a 14 anni, la scoperta shock dopo 27 anni

Pubblicato: 22/09/2024 09:55

Nel maggio 1981, presso l’ospedale provinciale ‘San Giuseppe’ di Marino, una ragazzina 14enne colta da un evento acuto di anemia emorragica, veniva trasfusa con diverse sacche di sangue. La vita della giovane sembrava proseguire al meglio fino a quando nel marzo del 2018, dopo 33 anni da quelle trasfusioni, ha scoperto di essere stata contagiata dal pericoloso virus dell‘epatite B.

Le analisi del sangue avevano rilevato valori anomali delle transaminasi, segnalando un possibile danno epatico. Dopo ulteriori test, è emerso che il suo fegato era compromesso a causa del virus epatico contratto decenni prima. A differenza dell’epatite C, l’epatite B non è ancora curabile con terapie eradicanti, e la donna è costretta a convivere con la malattia e a sottoporsi a monitoraggi costanti.
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Nonostante le iniziali difficoltà e rifiuti da parte dell’Asl e del Ministero della Salute, l’avvocato della donna, Renato Mattarelli, ha ottenuto dal Tribunale di Foggia un indennizzo a vita di 1.700 euro bimestrali, oltre a 40mila euro di arretrati.

“Questa prima vittoria sarà il punto di partenza per far ottenere alla mia assistita, l’integrale risarcimento dei danni che non sono di certo compresi nell’assegno mensile ottenuto. La donna infatti, a seguito della consapevolezza del contagio è caduta in una grave depressione reattiva che le impedisce di lavorare e di vivere una vita serena, condizionata dai continui controlli di monitoraggio di eventuali aggravamenti dell’epatite B”. La battaglia legale non è quindi conclusa: il prossimo obiettivo è ottenere un risarcimento integrale per i danni morali e materiali subiti.

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