Come se la Guerra Fredda non fosse mai finita. Uno scoop realizzato dalla Cnn mostra come le tre grandi potenze mondiali — Stati Uniti, Russia e Cina — in questo anni hanno continuato a investire massicciamente nei loro programmi nucleari. I test atomici ufficialmente sono cessati negli anni Novanta, ma le attività militari non si sono mai fermate, anzi, negli ultimi cinque anni hanno visto un preoccupante incremento.
Siti sotterranei ampliati, nuovi tunnel scavati, e un traffico di veicoli intensificato sono solo alcuni dei segnali di una crescente corsa agli armamenti nucleari. Che possono funzionare da deterrente, ma anche suonare come un segnale preoccupante in un quadro internazionale di crescenti tensioni.
I siti nucleari di USA, Cina e Russia
Le immagini satellitari analizzate dal Center for Nonproliferation Studies (CNS) di Monterey, in California, mostrano chiaramente l’espansione delle infrastrutture nucleari in tre principali basi: quella americana in Nevada, quella russa a Novaya Zemlya nell’Artico e quella cinese a Lop Nur, nella regione dello Xinjiang.
Confrontando immagini del 2018 e del 2023, è evidente che in tutti e tre i siti sono stati costruiti nuovi edifici, strade e tunnel sotterranei. Il traffico di veicoli è aumentato notevolmente, in particolare in Russia, dove si registra anche un significativo incremento dell’arrivo di navi cargo. Secondo alcuni analisti, la Cina avrebbe costruito un sesto tunnel a Lop Nur, probabilmente per eseguire nuovi test nucleari nascosti agli occhi dei satelliti.
L’allerta nucleare: il rischio di un nuovo conflitto
L’aumento delle attività nei siti nucleari ha riacceso il dibattito sullo stato delle potenze nucleari. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno in programma la costruzione di due nuovi impianti per la misurazione del plutonio dal valore complessivo di 2,6 miliardi di dollari.
“La minaccia nucleare è arrivata a un punto in cui Stati Uniti da una parte, e Russia e Cina dall’altra, stanno avanzando nelle loro ricerche, con conseguenze che non ci fanno sentire per niente al sicuro”, ha dichiarato il professor Jeffrey Lewis, esperto in disarmo nucleare.
La corsa agli armamenti: un trend globale
Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite e dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), tutte le potenze nucleari mondiali, inclusi Paesi come Regno Unito, Francia, India, Pakistan e Corea del Nord, stanno modernizzando i loro arsenali. La Russia e gli Stati Uniti possiedono il 90% delle testate nucleari mondiali: 3700 quelle americane, 4500 quelle russe. In totale, il mondo conta circa 13.000 testate nucleari, come ricordato in più occasioni dal Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
<
Exclusive: Satellite images show increased activity at nuclear test sites in Russia, China and US https://t.co/NH508C4Cuq pic.twitter.com/B7bCFLzcpV
— CNN (@CNN) September 22, 2023
>
Mosca ha recentemente svelato il suo nuovo missile intercontinentale Sarmat, noto anche come “Satan II”, capace di trasportare fino a dieci testate nucleari e raggiungere obiettivi a 18.000 chilometri di distanza. Gli Stati Uniti, invece, possono contare su testate nucleari a bassa potenza, che equivalgono a circa un chilotone, ossia mille tonnellate di tritolo.
Le conseguenze
Il rischio di un conflitto nucleare non sembra più così remoto. Il timore è che, se uno dei tre grandi Paesi dovesse compiere il primo passo, gli altri lo seguirebbero a ruota. Potrebbe non trattarsi di una guerra nucleare totale, ma di un conflitto limitato, che tuttavia avrebbe conseguenze devastanti.
“La situazione è estremamente delicata,” ha dichiarato un portavoce del governo americano“. Mentre il ministero degli Esteri cinese ha definito “estremamente irresponsabile” la pubblicazione delle immagini satellitari da parte della CNN. Una preoccupazione che che sottolinea quanto sia fragile l’equilibrio geopolitico attuale. La tensione internazionale, già in crescita dopo l’invasione russa dell’Ucraina, rischia di precipitare ulteriormente. E le tre potenze mondiali sembrano essere impegnate in una nuova corsa agli armamenti, con conseguenze che potrebbero rivelarsi catastrofiche.