Il mondo della politica e del giornalismo italiano si infiamma ancora una volta. Al centro della polemica c’è una vignetta pubblicata dal Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, disegnata da Riccardo Mannelli. La vignetta rappresenta il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con la kippah e la scritta: “L’ebreo (ab)errante”. Un gioco di parole che non è piaciuto affatto a Giuliano Ferrara, che ha usato parole durissime contro il giornale e il suo direttore.
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“Antisemitismo alla carbonara”
Ferrara, fondatore de Il Foglio, ha criticato la vignetta definendola un esempio di “antisemitismo alla carbonara”, un attacco gratuito contro la comunità ebraica camuffato da satira. Nel suo editoriale, Ferrara non ha risparmiato Travaglio, accusandolo di essere un “fascista di destra” e un “maestro dei giochi di parole”. Ha poi paragonato il Fatto Quotidiano a un “fogliaccio” degno della propaganda del Terzo Reich, accusandolo di contribuire alla diffusione di un’opinione pubblica ostile agli ebrei. La satira, per Ferrara, è un campo sacro e la vignetta ha oltrepassato quel limite.
Il giornalista non si è fermato qui. Ha criticato l’intera linea editoriale del Fatto Quotidiano, affermando che il giornale sarebbe complice di una “russificazione delle menti”, alludendo al presunto favore del quotidiano verso la Russia di Putin. Per Ferrara, il problema è più ampio: nel mondo attuale, sostiene, c’è un’opinione pubblica che facilmente si scaglia contro gli ebrei e che trova legittimazione anche in certi ambienti editoriali.
La replica di Travaglio
Marco Travaglio non ha tardato a rispondere. In tono sarcastico, ha liquidato le accuse con una battuta: “Spiegare le vignette a chi non le capisce è inutile”. Ha poi tirato una stoccata personale a Ferrara, ironizzando sul passato del suo rivale, che in gioventù avrebbe lavorato per la CIA come spia, un aneddoto raccontato dallo stesso Ferrara. Travaglio ha sottolineato come le accuse mosse dal collega siano infondate e ridicole, aggiungendo un velo di ironia che lo contraddistingue.
Lo scontro tra i due non è nuovo. Ferrara e Travaglio rappresentano due mondi contrapposti: il primo legato a una visione più conservatrice e filo-occidentale, il secondo più critico verso le istituzioni e i poteri forti, spesso accusato di simpatizzare per Putin. La vignetta di Mannelli ha solo riacceso una rivalità che va avanti da anni.