Lunedì 23 settembre una donna di 42 anni è stata aggredita, violentata e rapinata in strada nei pressi di un sottopasso di Porta Pia, in pieno centro di Roma. Oggi la vittima, intervistata da Il Messaggero, decide di raccontare i particolari di quei drammatici momenti. E le sue sono parole agghiaccianti.
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“Sono sollevata nel sapere che è in carcere. – si sfoga la donna con il quotidiano romano – Un’ora al buio, nell’inferno del mio aguzzino. Stavo andando a piedi alla Stazione Termini per prendere il bus che mi avrebbe riportata a casa quando ho sentito una persona bloccarmi da dietro. Con un braccio mi ha stretta a sé e mi ha portata nel sottopasso. Era tutto buio. (…) Poco dopo, però, lui ha acceso la torcia del cellulare. (…) Forse l’aveva accesa per vedermi meglio, non lo so”.
Il racconto agghiacciante della vittima dello stupro di Porta Pia
“Ero immobile, incapace di fare qualsiasi cosa. (…) Ho avuto paura di morire. – prosegue la vittima – Nel sottopasso ho intravisto bottiglie di vetro, forchette e coltelli. Ho pensato che se io avessi provato a fuggire lui avrebbe potuto ammazzarmi. È stato orribile: mentre abusava di me continuava a dirmi cose irripetibili”. Poi spiega di essere fuggita mentre l’uomo si rivestiva: “Ho recuperato i miei abiti e ho iniziato a correre a più non posso. Volevo chiamare il 112, ma non avevo più il cellulare, come nemmeno il mio portafoglio e l’orologio. Non so bene se sia stato lui a rubarmi tutto oppure se io li abbia persi durante la violenza”.
“Gridavo con tutta la voce che avevo, ma non mi sentiva nessuno perché il sottopassaggio è abbandonato. La cosa che infatti mi fa molto arrabbiare è che quel posto lì, come molti altri sottopassi di Roma, è inutile e pericoloso. Dopo aver raccontato alla polizia cosa era accaduto, sono stata portata al Policlinico Umberto I per essere visitata e curata. Ero ancora in ospedale quando è tornata la polizia con la foto segnaletica dell’aggressore per chiedermi se fosse lui. Io ho confermato. Adesso ho solo bisogno di stare a casa con i miei genitori e mio fratello più piccolo. Gli ho detto solo che sono stata aggredita. Ma non gli ho parlato della violenza: sono anziani e devo proteggerli”, conclude.