Era il 28 settembre 2002 quando la vita della giovane Desirée Piovanelli fu tragicamente spezzata. Allora 14enne, fu attirata con l’inganno in una cascina abbandonata nella periferia di Leno, vicino a casa sua, da un gruppo di coetanei con il pretesto di vedere dei gattini appena nati. Il destino, però, riservò per lei una fine crudele: fu uccisa brutalmente dai suoi aguzzini. A distanza di oltre vent’anni, il padre, Maurizio Piovanelli, non smette di chiedere che il caso venga riaperto, convinto che la verità accertata dalla giustizia non sia completa.
Nel 2021, la famiglia Piovanelli aveva riposto le proprie speranze nell’inchiesta “bis” che avrebbe potuto rivelare la presenza di eventuali mandanti dell’omicidio. Tuttavia, la vicenda è stata archiviata nell’agosto di quell’anno, alimentando la frustrazione e la delusione della famiglia. Nonostante ciò, il giudice ha disposto il sequestro conservativo del profilo di Dna maschile sconosciuto, trovato sul giubbotto di Desirée, aprendo uno spiraglio per future indagini. La famiglia ha sempre creduto che ci siano dei mandanti ancora impuniti e ha presentato opposizione all’archiviazione, ma il giudice non ha trovato elementi sufficienti per proseguire con l’inchiesta. Malgrado le nuove testimonianze emerse nel 2019 e le confessioni dei minori coinvolti, non sono state trovate prove di un eventuale “quinto uomo” o di un possibile giro di pedofilia. Giovanni Erra, uno degli adulti coinvolti, ha sempre ribadito la sua estraneità alla morte di Desirée.
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Il brutale omicidio
Desirée Piovanelli, studentessa del liceo scientifico di Manerbio, fu uccisa in una cascina abbandonata vicino a Leno. La ragazza fu attirata con l’inganno da tre coetanei e un adulto, Giovanni Erra. Il delitto, secondo la sentenza, fu il risultato di un tentativo di violenza sessuale a cui Desirée si oppose con tutte le sue forze. Dopo essere stata colpita con una coltellata al torace, tentò di fuggire, lanciandosi addirittura da una finestra, ma fu raggiunta e colpita nuovamente. Alla fine, fu riportata al piano superiore, dove fu uccisa brutalmente.
Il suo corpo fu ritrovato solo il 2 ottobre 2002, dopo giorni di intense ricerche. La cascina in cui si consumò l’orribile delitto fu demolita nel 2009, ma rimane un simbolo di dolore per la comunità di Leno, che non ha mai dimenticato la tragedia.
Giovanni Erra e la difesa
Giovanni Erra, all’epoca dei fatti adulto e ora quasi libero, è stato uno dei protagonisti di questo atroce crimine. Nel febbraio 2019, Erra, ormai 36enne, ha ribadito la sua innocenza dal carcere, sostenendo di essere stato a casa il giorno dell’omicidio e di non avere alcun legame con l’accaduto. I suoi avvocati, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, stavano lavorando a una richiesta di revisione della sentenza, basata su nuove intercettazioni che avrebbero confermato il suo alibi. Erra ha anche menzionato un presunto testimone, Roberto, che conoscerebbe il vero assassino, ma questo individuo non è mai stato rintracciato.
Nonostante Erra avesse inizialmente confessato di essere stato presente alla cascina Ermengarda il giorno del delitto, ha poi ritrattato la sua dichiarazione. Oggi, Erra non si trova più nel carcere di Bollate, ma è stato affidato ai servizi sociali e vive in una comunità. Grazie ai benefici di legge per buona condotta, Erra tornerà completamente in libertà nel 2025, con oltre sette anni di anticipo sulla sua condanna.
La speranza della famiglia
Il padre di Desirée, Maurizio Piovanelli, non si è mai rassegnato e continua a lottare per far riaprire il caso, convinto che ci sia ancora molto da scoprire. Il sequestro del Dna maschile sconosciuto rimane l’unico elemento che potrebbe riaccendere le indagini e portare nuove risposte alla famiglia, che non si arrende all’idea che giustizia non sia stata ancora completamente fatta.