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Strage di Nuoro, Andrea Carnevale: “Io, orfano per femminicidio, mi rivedo nel bimbo scampato”

Pubblicato: 27/09/2024 09:22
strage Nuoro Andrea Carnevale


La strage di Nuoro, in cui Roberto Gleboni ha sterminato tutta la sua famiglia, tranne il figlio 14enne che si è salvato fingendosi morto, tocca in modo particolare i sentimenti di Andrea Carnevale. L’ex calciatore del Napoli e della Nazionale aveva infatti proprio 14 anni quando il padre uccise la madre a colpi di accetta vicino casa, a Monte San Biagio, provincia di Latina. Poi l’uomo, dopo cinque anni trascorsi in un manicomio criminale, si è suicidato davanti al figlio nella stessa casa e dopo averlo aggredito. Carnevale si sfoga con il quotidiano La Stampa.
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Il drammatico racconto di Andrea Carnevale

“Quella tragedia non mi ha spezzato moralmente. – rivela Andrea Carnevale – Bisogna cercare di reagire, anche se è dura, molto dura. Quando mia madre è stata uccisa mi sono messo a testa bassa e sono andato avanti nonostante il dolore: sapevo già che sarei diventato un calciatore, era il mio obiettivo. I segnali c’erano tutti perché mio padre, che era tornato a casa dopo un anno passato in Germania a lavorare come operaio nelle ferrovie, ha cominciato a mostrarsi sempre più strano e spaesato. E poi a picchiare mia madre davanti a noi, anche quando cenavamo insieme la sera”.

“Poteva farlo in qualsiasi momento. – prosegue il drammatico racconto di Carnevale – Andai più volte dai carabinieri per sentirmi dire che se non vedevano il sangue non potevano farci niente. A casa c’era sempre un clima di terrore, perché da un momento all’altro diventava violento, soprattutto verso mia mamma che subiva questi scatti d’ira. Per anni mia madre ha preso schiaffi e botte davanti a noi. Mia mamma era una donna per bene, ma mio padre si era fissato con l’idea che lo tradisse, una pazzia che si è verificata anche oggi (a Nuoro, ndr).

Una mattina mio padre si è svegliato, ha preso l’accetta ed è andato ad ammazzare mia madre mentre stava lavando i panni al fiume vicino casa. – così ricorda quei terrificanti momenti Andrea Carnevale – Una delle mie sorelle era presente, io stavo giocando a pallone lì vicino. Ho raccolto il cervello di mia mamma nel fiume e l’ho portato alla caserma. ‘Hai visto che poi è successo? Quante volte sono venuto qui, adesso il sangue lo vedi’, ho detto al maresciallo. Oggi però non ho rancore per nessuno, mio padre era un uomo malato che non è stato curato”, conclude.

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