Per mesi, un uomo di 49 anni, devastato dal dolore per la morte del padre, ha cercato un modo per togliersi la vita. Non usciva più di casa, schiacciato dalla depressione che lo aveva avvolto negli ultimi due anni.
Tra i vari tentativi per porre fine al suo dolore, l’uomo si era rivolto all’associazione Luca Coscioni, sperando di poter essere accompagnato in una clinica in Svizzera per il suicidio assistito. Tuttavia, dopo il rifiuto dell’associazione, ha probabilmente trovato una via alternativa attraverso il dark web, dove potrebbe aver acquistato delle fiale di una sostanza letale.
L’indagine della procura
La Procura ha avviato un’inchiesta sulla vicenda, con il pubblico ministero Arianna Ciavattini che ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro ignoti. Gli investigatori sono al lavoro per capire chi abbia fornito le fiale letali all’uomo. La madre, con cui viveva a Rapallo, lo ha trovato morto. Secondo il suo racconto, il figlio era stato profondamente depresso sin dalla scomparsa del padre e aveva tentato più volte di togliersi la vita senza successo.
Analisi degli strumenti digitali
Oltre al sequestro delle fiale, il pm ha disposto l’autopsia che verrà effettuata dal medico legale Camilla Tettamanti. Gli investigatori stanno esaminando il telefono e il computer dell’uomo per risalire alle ricerche online probabilmente effettuate prima del suicidio. I campioni biologici prelevati saranno inviati al dipartimento di Medicina legale di Pavia per analizzare la sostanza contenuta nelle fiale. I reperti saranno confrontati con i residui rimasti in una delle fiale, nella speranza di ottenere tracce utili.
Il sospetto del dark web
Gli investigatori sospettano che l’uomo possa aver acquistato le fiale attraverso il dark web, poiché non avevano etichette e a causa della mancanza di informazioni risultano difficilmente tracciabili. Non è un caso isolato: nella procura di Genova sono stati segnalati almeno quattro casi di suicidi legati a farmaci acquistati su piattaforme illegali nella parte più oscura di Internet.
Il precedente di Kenneth Law
Questo caso di Rapallo richiama alla mente una serie di vicende simili che in passato hanno scosso l’Italia e sollevato grandi polemiche.Casi legati al nome di Kenneth Law, un cittadino canadese arrestato per istigazione al suicidio.
Law aveva venduto online un cosiddetto “kit del suicidio“, che includeva una maschera a base di nitrito di sodio. In Italia, almeno nove persone avevano acquistato questo kit, ma fortunatamente gli investigatori erano riusciti a rintracciarle. Il caso del 49enne genovese riapre un dibattito con relative polemiche sulla regolamentazione necessaria sui siti non tracciati della parte oscura di Internet, per impedire che tragedie come questa possano ripetersi.