Si è svolto nella notte il dibattito televisivo fra i vicepresidenti in pectore di Donal Trump e Kamala Harris. Un confronto molto atteso in un clima elettorale teso ancora incerto. Gianni Riotta, in un’analisi pubblicata su Repubblica, ha esaminato il confronto tra i candidati alla vicepresidenza degli Stati Uniti, J.D. Vance e Tim Walz. Una sfida “senza guizzi” che, però, ha visto un vincitore, in una sfida che comunque vada influenzerà il futuro politico del Paese.
La vittoria di Vance “ai punti”
Secondo il corsivista di Repubblica, al termine del confronto andato in onda sul canale CBS, il senatore repubblicano J.D. Vance è apparso più sicuro e abile, mentre il governatore del Minnesota, Tim Walz, ha mostrato meno incisività. Vance, con i suoi toni decisi, ha dominato il dibattito, criticando la gestione economica di Kamala Harris e ribadendo il sostegno a un passaggio pacifico delle leve del potere negli Usa. Una posizione importante, considerate le accuse che vengono mosse a Trump di non voler accettare il risultato delle consultazioni. Un tema che era stato al centro di ruvide polemiche dopo l’elezione di Joe Biden, fino a sfociare nei tristemente noti scontri di Capitol Hill.
I tentativi di Walz
Nonostante alcuni momenti di efficacia, come l’attacco a Trump sull’assalto al Campidoglio, Walz non è riuscito a mettere in difficoltà Vance sui temi sensibili, come l’aborto. La sua performance, pur corretta, non ha lasciato un segno significativo, mentre Vance ha consolidato la sua immagine di leader conservatore. Il candidato democratico è stato sicuramente apprezzato per la pacatezza, ma è sembrato in difficoltà di fronte agli affondi del suo avversario.
Corsa incerta tra Trump e Harris
Riotta evidenzia anche come la corsa elettorale tra Donald Trump e Kamala Harris resti incerta, con i sondaggi che in questo momento evidenziano una situazione di sostanziale pareggio. Il dibattito tra Vance e Walz, pur rilevante, non ha chiarito il risultato finale, ma ha offerto soprattutto uno spaccato delle future dinamiche che si verificheranno all’interno del Partito Repubblicano.
Il contesto internazionale e la campagna elettorale
Da considerare, per un’analisi approfondita del contesto del dibattito, come la situazione internazionale abbia un peso rilevante sulle discussioni interne agli Stati Uniti. Non a caso, il dibattito è avvenuto mentre l’Iran attaccava Israele con una pioggia di missili. Mentre, sul fronte europeo, l’Ucraina insiste per ottenere nuovi aiuti e autorizzazioni a colpire il territorio russo con armi a lungo raggio. Anche su questi aspetti esiste una netta divisione fra le posizioni dei due candidati alla presidenza. Tanto che il nuovo capo della Nato, Mark Rutte, si è domandato un po’ provocatoriamente se Trump, se dovesse essere eletto, scioglierà l’Alleanza Occidentale.
Come sottolinea Riotta, anche in un confronto più pacato rispetto a quello fra The Donald e Kamala Harris, non sono mancato colpi bassi e momenti di scontro che in passato l’America non aveva conosciuto in questi termini. La politica Usa, insomma, appare segnata da profonde divisioni e da posizioni, sia sulle vicende interne, sia su quelle internazionali, che non appaiono conciliabili. E in una fase così difficile per gli equilibri del Pianeta, questo potrebbe rappresentare un grave problema.