Vai al contenuto

Chi è Carmelo Miano, l’hacker che ha violato i segreti d’Italia. Gratteri: “Ci ha fatto girare la testa”

Pubblicato: 04/10/2024 21:49

L’appartamento in via delle Sette Chiese, nel quartiere Garbatella di Roma, era la base operativa di Carmelo Miano, un giovane 24enne originario di Gela. Ma non si trattava di un semplice tecnico informatico. Miano era un abile hacker, capace di penetrare nei server più riservati del Paese: dal Ministero della Giustizia agli uffici giudiziari italiani, fino a colossi come TIM, Telespazio e persino la Guardia di Finanza. Con una mente ingegnosa e spregiudicata, era riuscito a creare un impero digitale illegale, accumulando un tesoro di 5 milioni di euro in criptovalute, frutto di traffici illeciti sui black market del dark web.

A incastrarlo, tuttavia, è stato un errore banale: una traccia lasciata durante la navigazione su un sito pornografico. Gli investigatori della polizia postale, dopo aver identificato il suo indirizzo IP, sono riusciti a rintracciarlo e arrestarlo.

Il mago dell’informatica che ha sfidato la giustizia

Carmelo Miano non era laureato, ma le sue abilità informatiche lo avevano portato a lavorare per Ntt Data, una multinazionale specializzata in cyber security. Assunto dopo soli sei mesi di stage, il giovane non aveva mai utilizzato i sistemi aziendali per le sue operazioni illecite, come confermato dalla società stessa, che lo ha sospeso dopo l’arresto. Tuttavia, la sua esperienza e competenza nel settore informatico gli avevano permesso di accedere a database di estrema importanza e delicatezza, come quello di TIM, che contiene informazioni su oltre 23 milioni di utenti privati e 2,5 milioni di utenti aziendali.

Il suo obiettivo principale, oltre al guadagno illecito, era proteggere se stesso. Miano monitorava costantemente i provvedimenti giudiziari a suo carico, violando i server delle procure che indagavano su di lui. Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha descritto Miano come un vero e proprio “mago dell’informatica”, capace di tenere in scacco le forze dell’ordine per oltre un anno. A causa delle sue capacità di infiltrazione, gli investigatori erano stati costretti a tornare a metodi più tradizionali per lo scambio di informazioni, evitando di utilizzare email e WhatsApp, preferendo invece consegne a mano.

Il business illecito e i legami familiari

La carriera criminale di Miano era radicata nel dark web, dove aveva costruito un impero di criptovalute attraverso operazioni di “mixing”, un metodo per nascondere le tracce digitali delle transazioni. Le indagini hanno rivelato che Miano, con l’aiuto di persone a lui vicine, aveva accumulato ben 5 milioni di euro attraverso traffici di droga su mercati neri digitali. L’hacker aveva anche creato una rete di conti bancari intestati a prestanome, utilizzati per trasferire il denaro e renderne difficile il tracciamento.

Non solo: le indagini hanno coinvolto anche i genitori di Miano, che figurano tra gli indagati. Nel 2021, il Nucleo Speciale Tutela Privacy della Guardia di Finanza aveva già eseguito una perquisizione nei suoi confronti, definendolo “una persona con una forte attitudine all’hacking e risentimento verso chi aveva indagato su di lui”. Le preoccupazioni si sono rivelate fondate: Miano non solo monitorava le indagini su di lui, ma aveva anche creato un vero e proprio ecosistema per proteggere i suoi guadagni illeciti.

Il passo falso che lo ha tradito

Nonostante la sua abilità nell’aggirare i sistemi di sicurezza più sofisticati, Miano ha commesso un errore che si è rivelato fatale: una traccia lasciata su un sito pornografico. Gli investigatori, seguendo quel filo digitale, sono riusciti a risalire al suo indirizzo IP e a rintracciarlo nel suo appartamento di Roma. Da lì è partita l’operazione che ha portato al suo arresto, mettendo fine a quella che era diventata una rete di intrusioni informatiche tra le più complesse e pericolose degli ultimi anni.

Carmelo Miano, un giovane brillante ma profondamente radicato nel mondo del cyber crimine, ha costruito una carriera criminale capace di mettere in difficoltà anche i migliori esperti di sicurezza informatica del Paese. Tuttavia, la sua caduta è stata segnata da un piccolo errore, che ha permesso alle forze dell’ordine di smascherare le sue attività illecite. Il suo arresto segna una vittoria importante per le autorità italiane nel contrasto al crimine informatico, ma sottolinea anche la necessità di rimanere costantemente vigili in un mondo digitale in continua evoluzione.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure