
Le dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, in un’intervista a Bloomberg hanno scatenato un vero terremoto politico ed economico. Nell’intervista, registrata il giorno precedente alla sua diffusione, Giorgetti ha parlato apertamente di “sacrifici e tasse”, lanciando un messaggio chiaro: sarà necessaria una “chiamata alla contribuzione per tutti” per finanziare la legge di bilancio. Ma l’effetto immediato è stato il crollo delle banche a Piazza Affari.
Le parole di Giorgetti e la reazione di Meloni
La premier Giorgia Meloni, informata dell’intervista solo a mercati già in crisi, si è detta spiazzata e irritata. “Io di questa intervista non ne sapevo nulla”, avrebbe commentato in privato. Una mossa, quella di Giorgetti, che ha generato malumori anche tra i banchieri, i quali hanno subito cercato chiarimenti. La premier si è trovata così a dover gestire l’imbarazzo e le reazioni di un settore chiave dell’economia.
La tassa: un’ipotesi allo studio
Le dichiarazioni del ministro non erano casuali, ma basate su un’ipotesi concreta allo studio del Mef: un’addizionale Ires selettiva, simile alla Robin Hood tax introdotta nel 2008 da Giulio Tremonti, con l’obiettivo di tassare i profitti delle banche, delle imprese energetiche e della difesa. Questa misura, secondo Giorgetti, risponderebbe all’articolo 53 della Costituzione, che prevede la progressività del sistema tributario. Tuttavia, la proposta ha scatenato forti critiche all’interno del governo.
La reazione del governo: la Lega e Forza Italia
Il leader della Lega, Matteo Salvini, non ha nascosto il suo disappunto, definendo l’intervento di Giorgetti un “errore”. Salvini ha ribadito la linea del partito: “Nessun aumento di tasse o di accise”. Anche Forza Italia si è espressa duramente attraverso il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, il quale ha ricordato al viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che era stato promesso il contrario: “Niente tasse”. Nonostante ciò, l’ipotesi della tassa resiste.
Una crisi di comunicazione?
L’episodio evidenzia una possibile crisi di comunicazione interna al governo, con ministri che agiscono senza avvisare preventivamente la premier e una manovra economica che rischia di dividere ulteriormente la coalizione. Giorgetti, infatti, resta convinto della necessità di un contributo maggiore da parte delle grandi imprese, ma il suo approccio ha finito per isolare parte della maggioranza e alimentare le tensioni tra gli alleati.