Vai al contenuto

Calcio in lutto: morto Roberto Rigotto, 82 anni, giocò anche contro Pelé

Pubblicato: 05/10/2024 12:02

Roberto Rigotto, icona del calcio reggino, con cui vinse una storica Coppa Italia nel 1965, è morto a 81 anni. Ne avrebbe compiuti 82 a novembre. Ha vissuto una vita tra calcio e sport. Negli anni Sessanta è stato un grande attaccante, capace di confrontarsi con i migliori del calcio italiano e internazionale. «Ho giocato anche contro Pelè» raccontava con orgoglio, ricordando una carriera che lo ha portato dalla Serie C alla Serie A, passando per squadre come Atalanta, Reggina e Genoa.
Leggi anche: Errani e Paolini in finale nel doppio al WTA 1000 di Pechino

Rigotto non ha solo lasciato il segno sui campi di calcio, ma anche a Rovereto, dove dal 1978 fino all’estate scorsa, luglio 2024, ha gestito il negozio di articoli sportivi in Via Paoli. Un punto di riferimento per appassionati e tifosi, chiuso proprio al termine dell’estate. «Positivo, mi sono sempre trovato bene», diceva riferendosi al suo legame con la città trentina, dove ha messo radici e conosciuto sua moglie Alice Fait, anche lei tifosa.

Una carriera di grandi emozioni

La sua carriera è stata ricca di emozioni e successi. «Son cresciuto calcisticamente nel Lanerossi Vicenza. Poi ho giocato a Rovereto, Solbiatese, Reggina, Atalanta, Livorno, Genoa e Salernitana». Ogni tappa, per lui, ha avuto un valore speciale, perché «ero innamorato del pallone». Il ricordo più dolce? Forse la vittoria della Coppa Italia con la Reggina nel 1965, ma per Roberto ogni stagione è stata importante. Ha giocato con grandi campioni come Giacinto Facchetti e Tarcisio Burgnich, e non si è mai tirato indietro. «Non avevo paura di affrontarli, ma loro sì, perché ero bravo nel dribblarli».

Gli esordi con il catechismo

Nonostante gli anni di carriera e le sfide sul campo, Rigotto è sempre rimasto legato ai ricordi della sua infanzia. Nato a Vicenza, ha iniziato a giocare al seminario. «Mi iscrissero lì perché mia sorella, che mi ha cresciuto dopo la morte di nostra madre, non voleva che girassi per strada». Quel seminario fu la sua palestra: «Calciavo tutto quello che trovavo per strada».

Intervistato questa estate, a luglio, in occasione della chiusura del negozio, aveva detto: «Questo negozio è stato un punto di forza, un ritrovo per tutti quelli che volevano un caffè. Continueremo a prenderlo assieme». Purtroppo è passato pochissimo tempo da quel momento alla sua morte.

Continua a leggere su TheSocialPost.it