
Uno degli attacchi più sanguinosi degli ultimi decenni in Africa ha colpito il Burkina Faso, dove fino a 600 persone sono state uccise in poche ore, secondo un rapporto della sicurezza francese riportato dalla CNN. L’episodio si è verificato il 24 agosto a Barsalogho, una città nel nord del paese, quando militanti legati ad al-Qaeda hanno attaccato diversi villaggi.
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L’assalto dei jihadisti
I militanti del gruppo Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (JNIM), affiliati ad al-Qaeda, hanno invaso i villaggi a bordo di motociclette, sparando indiscriminatamente contro i civili, tra cui donne e bambini. Molti stavano scavando trincee per difendere le loro comunità dall’avanzata jihadista. Mentre i report iniziali parlavano di circa 200 vittime, nuovi dati fanno salire il bilancio delle vittime a 600 morti.
Instabilità crescente nel Sahel
Il Sahel è ormai da anni una delle aree più instabili del continente africano, con gruppi jihadisti che hanno intensificato le loro attività violente. L’incapacità delle forze armate burkinabé di contenere la minaccia sta alimentando una situazione di crescente caos. A peggiorare la situazione è stata anche la presenza di mercenari russi, che, anziché migliorare la sicurezza, hanno contribuito al deterioramento generale.
Proteste contro il governo
In seguito a questo massacro, si sono intensificate le proteste contro il governo del Burkina Faso, accusato di non proteggere adeguatamente i civili e di non essere in grado di fornire una risposta militare efficace. Il paese è stato recentemente segnato da numerosi colpi di stato, che hanno ulteriormente indebolito la capacità delle autorità di fronteggiare la crescente minaccia jihadista.