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Trattativa Stato-poteri forti: il disperato tentativo del ministro Giorgetti

Pubblicato: 07/10/2024 10:33

Una volta, negli anni 90, c’è stata, ma non processualmente dimostrata, la famosa trattativa Stato-Mafia, il potere forte di allora. Si cercava di placare la mafia per non fare ammazzare gli uomini di Stato dopo gli eccidi di Falcone e Borsellino. Oggi Giorgetti non vuole vedere morire il governo di cui fa parte. Non può, o non vuole tassare, parola anatema del centrodestra, ma gli servono 10 mld per “appattare la settanta” come si dice nel gergo della carte da gioco. Pertanto sta chiedendo con una trattativa tra luci ed ombre aiuto ad alcune imprese, in un complicato risiko tributario a causa della universalità e progressività delle norme costituzionali. Il problema è di quelli da giuristi di fama internazionale. Praticamente lui vorrebbe tassare una parte degli extra profitti di alcune filiere, fondamentalmente banche ed energia, in considerazione che in questi anni di difficoltà del paese loro hanno straguadagnato, ed ira dovrebbero restituire una parte del profitto per aiutare lo Stato in difficoltà di bilancio. Di fatto si parla di una “una tantum”, ad personam giuridica, patrimoniale. E qui casca l’asino, che non è solo un fattore di comunicazione – la sinistra tassa la destra no – ma di principio tributario e costituzionale. È possibile tassare non universalmente ma singolarmente? Dopodiché chi assicura che questi settori, se passa il principio di una patrimoniale mirata, che sia una una tantum, e non vengano chiamati a farlo negli anni a venire? E poi chi assicura che, una volta aperta la strada delle patrimoniali, queste non possano colpire non Unicredit o Enel, ma il fantomatico sig. Marco Rossi?

Giorgetti ha mandato un messaggio a nuora, la politica, perché suocera, le grandi company economiche di questo paese, i veri poteri forti, capisca. Più la trattativa si trasforma in un contributo, una specie di colletta per la sopravvivenza del governo, almeno per quest’anno, domani non si sa, più la misura non avrà crismi di strutturalità, se no si aprono strade che poi difficilmente possono essere chiuse, come in Francia o in altri paesi occidentali, dove la patrimoniale non è un tabù, al contrario di noi che tassiamo stupidamente solo il lavoro o i consumi, cose che farebbero inorridire qualunque economista.

Se volete che questo governo prosegua, dice Giorgetti, dateci una mano, perché vi conviene, perché in un mondo in guerra meglio un governo che elezioni, perché, forse, gli altri vi succhierebbero più sangue. Su questo, sulla capacità della sinistra di tassare il patrimonio, abbiamo forti dubbi, ma Giorgetti, che conosce benissimo le istituzioni bancarie, gioca su questo. Le chiacchiere dei partiti non lo disturbano, lui sa cosa sta facendo, e se lo tolgono, o se la Meloni ci porta al voto perché non vuole farsi logorare sul piano economico, tanto meglio. Andrà a vedere giocare il Southampton, magari seduto sulla poltrona di qualche board bancario.

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