
Una storia che ha inizio con un episodio quasi incredibile, ma che nasconde un contesto di abusi, sopraffazione e di coercizione della volontà. Una donna di 36 anni, Stefania, è stata costretta a camminare nuda per le strade di Miggiano, un piccolo paese nel Salento, per volere del suo “santone”, Kadir, che si definisce “delegato di Dio sulla Terra”.
Leggi anche: Il “santone del Salento” Khadir aggredisce inviata de La vita in diretta: Matano chiama i carabinieri
Non si tratta di un caso isolato, ma di un nuovo inquietante capitolo che si aggiunge all’inchiesta su una setta già nota alle forze dell’ordine. Con un sottobosco di manipolazione e abuso psicologico che preoccupa.
La fragilità sfruttata: Stefania e l’inganno della rinascita
Stefania, originaria della Sicilia, è entrata nella spirale di questa setta in un momento di profonda vulnerabilità. Dopo aver chiuso una relazione sentimentale, nell’ottobre 2022 decide di avvicinarsi a Kadir, trovando nella sua comunità una via di fuga dalla sofferenza.
Ma ciò che avrebbe dovuto rappresentare una rinascita spirituale si è trasformato in una prigione. Inizialmente, Stefania arriva a Foggia per incontrare il santone, che la “battezza” con un rito aberrante: gettata in una vasca d’acqua, perde i sensi tra le braccia di Kadir, che dichiara di aver allontanato i demoni dal suo corpo. Un rituale che segna l’inizio della sua totale sottomissione.

Regole assurde e isolamento totale
Dopo il rito di iniziazione, Stefania accetta le regole imposte dalla setta: mangiare solo quando si ha fame, bere solo se si ha sete, astenersi dal lavoro dal venerdì al sabato al tramonto. Ma il vero abuso, comune a molte sette di questo tipo, è il distacco imposto alla ragazza dalla sua famiglia. Kedir le fa credere che i suoi genitori siano “pagani“, lontani dalla “verità” rivelata dal santone.
Kadir riesce a creare una dipendenza psicologica totale: ogni decisione della donna deve essere approvata dal “maestro”. Così, Stefania si allontana progressivamente dalla società, dalla famiglia, dal lavoro, fino a compiere atti estremi, come quello di camminare nuda per le strade di Miggiano, convinta di compiere un sacrificio gradito al Signore.
Altre vittime della setta
Quello di Stefania non è l’unico caso. Un’altra famiglia ha denunciato la setta, segnalando il coinvolgimento di un secondo ragazzo. Kedir continua a raccogliere adepti nella zona di Miggiano, trasformando vite normali in incubi di sottomissione e manipolazione.

Eppure, nonostante le gravissime accuse mosse dai familiari delle vittime, la giustizia non è ancora intervenuta. La Procura di Lecce, che coordina l’inchiesta, ha avanzato una richiesta di archiviazione, lasciando le vittime e le loro famiglie in uno stato di disperazione.
Il dramma delle famiglie
Ci si chiede come possa una denuncia così grave finire in un archivio. Mentre il santone, che si autodefinisce “figlio di Dio”, continua a operare impunemente, e il dramma delle famiglie coinvolte si prolunga. Stefania, come tanti altri, ha perso il controllo della propria vita. Ma dietro questa tragedia ci sono genitori e parenti che non smettono di lottare per riportarla alla realtà.
La loro denuncia rappresenta un grido d’aiuto, una richiesta disperata affinché la giustizia intervenga. Certo, la definizione dei reati che riguardano la circonvenzione di persone che, inizialmente, scelgono liberamente la propria strada non è semplice. Ma il buon senso suggerisce che persone fragili ed esposte e le loro famiglie debbano essere protette. Prima che altre vite vengano distrutte.