Un grave episodio di violenza ha colpito una troupe del Tg3 mentre si trovava in Libano, vicino a Sidone. La notizia è stata diffusa dall’edizione delle 12 del Tg3, con il racconto dettagliato dell’inviata Lucia Goracci. La giornalista ha raccontato della Goracci, la troupe si trovava nei pressi di Sidone per realizzare un servizio quando è stata avvicinata da un uomo armato. Poco dopo, un gruppo di persone si è unito all’aggressore, iniziando a minacciare i giornalisti. La situazione è rapidamente degenerata, con una crescente tensione che ha messo in pericolo l’incolumità della squadra.
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La morte dell’autista
La troupe del Tg3 in Libano è stata aggredita questa mattina mentre documentava la situazione al confine con Israele. L'autista locale ha avuto un infarto ed è morto dopo il trasporto in ospedale. La testimonianza della nostra inviata pic.twitter.com/GftFKr5Wrd
— Tg3 (@Tg3web) October 8, 2024
Durante l’aggressione, l’autista locale, che accompagnava la troupe, ha improvvisamente accusato un malore. Nonostante i tentativi di rianimazione, tra cui un massaggio cardiaco, l’uomo è morto sul posto. Successivamente è stato confermato che l’autista aveva avuto un infarto, probabilmente scatenato dallo shock causato dall’evento violento.
La segnalazione a Hezbollah
Il fixer locale, figura cruciale nell’assistere i giornalisti stranieri, aveva precedentemente avvisato le milizie di Hezbollah riguardo alla presenza della troupe sul territorio. Non è chiaro se questa segnalazione abbia avuto un ruolo nell’attacco, ma resta il fatto che l’episodio ha sollevato gravi preoccupazioni sulla sicurezza dei giornalisti internazionali in zone di conflitto.
La denuncia del Tg3
L’episodio è stato prontamente denunciato dal Tg3 durante la trasmissione dell’edizione di mezzogiorno, mettendo in evidenza l’alto rischio che i giornalisti affrontano in situazioni di conflitto e instabilità politica.
Lucia Goracci ha in seguito raccontato il momento dell’attacco e della morte dell’autista: “Erano le 9 di questa mattina e facevamo delle riprese a Jiyeh, dove la nostra stringer aveva segnalato agli Hezbollah locali la nostra presenza. Stavamo lavorando senza problemi, la gente ci parlava. Poi è spuntato un uomo, è andato verso Nicois tentando di strappargli la telecamera. Siamo tornati in auto pronti ad allontanarci in fretta, ma sono arrivati altri uomini che hanno preso a spintonare noi e l’auto. L’uomo di prima ha provato a tirarci una grossa pietra. C’era chi lo tratteneva e chi lo aizzava. Siamo andati via veloci, in auto, sembrava che ci stessero inseguendo. Quando Ahmad si è fermato a un distributore ormai fuori da Ghazieh, l’uomo ci è venuto addosso, ha strappato le chiavi ad Ahmad, ha tentato di rompere la telecamera di Marco entrando dai finestrini aperti, mentre nessuno ci veniva in aiuto”. Ha poi raccontato Goracci del momento del malore: “Quando Ahmad ha cercato di tranquillizzarlo uscendo dall’auto, ed è allora che si è accasciato a terra. Abbiamo subito chiamato i soccorsi, è arrivata l’ambulanza, l’abbiamo seguita. Purtroppo quando l’abbiamo raggiunta ci hanno detto che era morto dopo lunghi tentativi di rianimarlo”.