
La recente revisione delle previsioni economiche da parte della Banca d’Italia ha provocato malumori all’interno del governo. Giorgia Meloni è “irritata” per le valutazioni espresse dall’Istituto. Il motivo principale è legato alla riduzione delle stime di crescita del Pil per il 2025, un dato che rischia di compromettere le previsioni sull’andamento dell’economia italiana che il governo ha sostenuto con forza nelle ultime settimane.
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La revisione del PIL: il “numeretto” incriminato
Il principale punto di scontro tra l’esecutivo e Bankitalia riguarda quindi le nuove stime di crescita del Pil per il 2025. L’istituto guidato da Fabio Panetta ha rivisto al ribasso le previsioni, con un calo di due decimali rispetto all’1,2% inizialmente previsto dal governo.
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Questo taglio ha un peso simbolico e strategico per Giorgia Meloni, che aveva già trascritto questi numeri nel Piano strutturale di bilancio, il documento che rappresenta l’impegno dell’Italia verso l’Unione Europea e i mercati finanziari. La riduzione sotto la soglia psicologica dell’1% mina la strategia comunicativa del governo, che puntava a presentare un quadro di crescita sostenuta e stabilità economica.

Meloni al contrattacco: la telefonata con Giorgetti
Alla luce delle critiche di Bankitalia, Meloni ha immediatamente reagito, chiamando il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per concordare una strategia. Come ha scritto Giuseppe Colombo su Repubblica, la Premier avrebbe detto al Ministro “Giancarlo, teniamo il punto sulla crescita del 2025”.
Un’indicazione chiara e decisa da parte della premier. L’obiettivo è quello di difendere le previsioni del Governo, nonostante il giudizio negativo espresso dall’istituto centrale. Non è solo una questione tecnica: Meloni vede in questo affondo un tentativo di smontare la fiducia degli investitori e di minare la credibilità del Piano di bilancio del governo.
Critiche alle riforme: mancanza di dettagli e scadenze
Un altro motivo di scontro è la critica di Bankitalia alla mancanza di informazioni dettagliate e scadenze precise sulle riforme proposte dal governo. Secondo via Nazionale, il Piano strutturale di bilancio non offre un quadro chiaro delle azioni necessarie per rispettare gli impegni presi con Bruxelles.
Questo è un punto particolarmente delicato perché l’assenza di un approccio simile a quello del Pnrr, basato su scadenze vincolanti e obiettivi progressivi, potrebbe rendere più difficile la concessione del via libera dall’Unione Europea entro il termine delle sei settimane concesso per la valutazione del Piano.

Il nodo del cuneo fiscale: tensioni sul sistema pensionistico
L’irritazione dell’esecutivo non si ferma qui. Un’altra questione sollevata da Bankitalia riguarda il taglio strutturale del cuneo fiscale, uno dei provvedimenti di punta della manovra. Secondo l’istituto, la misura potrebbe compromettere l’equilibrio del sistema pensionistico, un giudizio che il governo considera “azzardato”.
La volontà del governo è quella di non cedere terreno su questa misura, considerata fondamentale per stimolare l’occupazione e sostenere i redditi dei lavoratori. Un provvedimento indispensabile per evitare un calo dei consumi e per dare sollievo alle tasche dei lavoratori. Mentre la critica di Bankitalia rischia di minare la fiducia nella sostenibilità a lungo termine del provvedimento.
Il futuro del Piano: difendere le previsioni e rassicurare i mercati
La linea di Palazzo Chigi è chiara: difendere a tutti i costi le previsioni economiche inserite nel Piano strutturale, nonostante le obiezioni di Bankitalia. Anche se l’istituto centrale dovesse ulteriormente ridurre le stime di crescita per il 2025, la strategia del governo prevede di mantenere saldo il disegno complessivo della manovra. Per Meloni e Giorgetti, cedere sui numeri significherebbe ammettere una debolezza strutturale del Piano, con possibili ripercussioni sui mercati e sulla credibilità dell’Italia di fronte alle istituzioni europee.
La tensione rimane alta, e il confronto con Bankitalia potrebbe non essere l’ultimo. Con le nuove previsioni economiche in arrivo, l’obiettivo del governo sarà dimostrare che, nonostante le difficoltà, la crescita italiana è ancora superiore alle aspettative e che gli impegni presi saranno rispettati.