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Azzera la giunta! Cosa succede a Palermo con il sindaco Lagalla

Pubblicato: 10/10/2024 15:42

Tanto tuonò che piovve. Il Sindaco Lagalla, infastidito da tanti mugugni che sono culminati nella richiesta di togliere uno dei suoi assessori, forse uno dei più validi, facente parte della sua lista personale, ha alzato il tiro. Sembrerebbe di essere in “Giù la testa”, il film di Sergio Leone sulla instabilità messicana, molto simile a quella palermitana. Certo non ci troviamo davanti alla mascella volitiva di Rod Steiger, o alla maschera imperturbabile di James Coburn. È chiaro che il problema non è ovviamente l’assessore Totò Orlando, di cui è stata richiesta la rimozione per il fatto che Italia Viva non appartiene al centrodestra, e lo ha rimarcato, ma il nodo dei rapporti di maggioranza a Palermo che due anni dopo le elezioni sono cambiati. Sono cambiati i rapporti di forza tra i partiti e dentro gli stessi, i rapporti tra le persone e le ambizioni delle stesse, e ci sono molti che hanno partecipato ma che ora sono solo spettatori.

Il predecessore di Lagalla, Leoluca Orlando l’Eterno, le giunte le azzerava, senza nemmeno comunicarlo. Roberto Lagalla ha un altro stile ed altri obiettivi, soprattutto futuri, e non vuole mostrarsi inaffidabile e pericoloso al sistema politico, esattamente quello che voleva essere Orlando, che però su questo ci ha campato 50 anni di politica. Lui era originario del corleonese, l’altro dell’agrigentino, entrambi a scuola dai gesuiti, ma stili e modalità differenti.

Se Lagalla pensasse esclusivamente a questa consiliatura, o anche ad una ricandidatura, l’azzeramento di questa giunta potrebbe restituirgli sterzo e frizione nella guida di questa città indisciplinata come poche al mondo. Potrebbe fare una giunta degli “Aristos”, pescando tra università e professioni, ambienti a lui consoni, e dando una scossa con persone che non hanno il problema del consenso.

Ma Lagalla pensa a ricandidarsi a Sindaco? O è proprio questo il nodo gordiano? Probabilmente è in corso una guerra di trincea anticipatoria sui posizionamenti di ruolo futuri, tra i due palazzi della politica cittadina, Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo e Palazzo D’Orleans, sede della Regione Siciliana. C’è in campo un braccio di ferro sull’influenza nel capoluogo dell’isola, bacino elettorale che comprende un terzo dell’elettorato dell’intera Sicilia, pertanto dirimente su buona parte dei flussi elettorali, non solo amministrativi, ma anche riguardanti i collegi elettivi regionali e nazionali. Palermo è comunque la quinta città d’Italia, e può essere influente su combinati disposti di accordi coalizionali nazionali. Oppure può diventare avamposto di laboratorio politico di altre esperienze, come ha scaltramente ventilato il coordinatore di Italia Viva, Davide Faraone, attuale fiondatore di pietre, in onore al suo nome, nello stagno della politica isolana.

Il Sindaco, già ex Rettore dell’ateneo palermitano, farà sul serio? Azzererà la giunta mettendo la pistola sul tavolo della politica romana, acquisendo immediata visibilità? Oppure sta solo mandando messaggi a chi gli tira la giacca per condizionarlo? Lo scopriremo nei prossimi giorni? Dipende, Palermo ha un’antica tradizione araba di sospensione dei problemi, definita “annacamento”, un moto ondeggiante che fa rimanere fermi sul posto dando un finto senso di movimento. Ma Lagalla potrebbe sorprenderci. Quien sabe.

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Ultimo Aggiornamento: 10/10/2024 15:58

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