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Morte Liliana Resinovich, arrivano i risultati della seconda autopsia: “Nuove lesioni”

Pubblicato: 10/10/2024 15:22

Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich, ha espresso la sua profonda delusione e rabbia riguardo alle incongruenze e ai depistaggi nel caso della morte di Liliana. Vicenda rimasta ancora insoluta. Intervistata nella trasmissione Ore 14 su Rai 2, ha sollevato numerosi interrogativi sulle lesioni non premurose sul corpo della donna, in particolare su una vertebra rotta, ritenendo che tali informazioni sarebbero dovuto emergere molto prima. In contrapposizione alle parole della cugina, ci sono i risultati della seconda autopsia fatta al corpo della donna.

Il corpo era nel bosco da un giorno, non è sempre stato in quel posto”. La vertebra rotta “Sulle lesioni non prese in considerazione sul corpo di Liliana, in particolare una vertebra rotta, noi non abbiamo ancora niente di ufficiale da parte della dottoressa Cristina Cattaneo. Se la notizia fosse vera, prima di tutto ci addolora ancora di più perché vuol dire che Liliana ha sofferto tantissimo prima di morire. E poi ci ha fatto arrabbiare, perché questo doveva venire fuori già con la prima tac, non dopo tutti questi mesi e anni attraverso gli esami della dottoressa Cattaneo che io ammiro, perché sono convinta che lei ha guardato proprio osso per osso quindi insieme agli altri nostri consulenti si arriveranno finalmente alla verità”.

Silvia ha sostenuto che Liliana fosse morta già il 14 dicembre, poiché rimanere nel bosco per ventuno giorni senza segni di aggressione animale e con i vestiti puliti sembra impossibile. “La cosa che ci fa arrabbiare di più è che non siamo stati ascoltati all’inizio, siamo stati insultati quando noi conoscendo Liliana sapevamo che questo suicidio non poteva essere fatto da lei, ma che è stato confezionato” ha concluso la donna.

I risultati dell’autopsia

Recentemente, la seconda autopsia ha fornito nuovi elementi, riaccendendo i dubbi sulla tesi del suicidio, mai accettata dalla famiglia della donna. La nuova perizia ha rilevato una frattura alla lamina della seconda vertebra toracica, lesione non menzionata nella prima autopsia, insieme ad altre ferite. Al contrario, la presunta frattura al naso, ipotizzata nella prima relazione medico-legale, non è stata confermata.

La prima autopsia aveva segnalato diverse anomalie, come un’emorragia muscolare sulla lingua e tracce di sangue nella narice destra. Inoltre, la tumefazione alla palpebra destra e petecchie emorragiche a livello del muscolo temporale sinistro hanno alimentato il sospetto che Liliana possa aver subito violenza.

Anche la modalità del ritrovamento del corpo solleva perplessità: la donna aveva la testa chiusa in sacchetti di plastica, ma i suoi vestiti erano inspiegabilmente puliti nonostante le piogge di quei giorni, e il corpo non mostrava segni di degrado. Questo ha portato lo zoologo Nicola Bressi a ipotizzare che Liliana possa essere stata collocata nel boschetto solo poche ore prima del ritrovamento.

Secondo una recente perizia, Liliana potrebbe essere morta il giorno stesso della scomparsa, il 14 dicembre 2021, una tesi sostenuta anche dai familiari, convinti che la donna non possa essere rimasta nel bosco per tre settimane senza subire aggressioni da animali o deterioramenti significativi. Il legale della famiglia, Nicodemo Gentile, ha espresso l’auspicio che la Procura riesamini il caso alla luce delle nuove scoperte, suggerendo che i fatti non siano compatibili con un suicidio.

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