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Zambrano: “La nomina di Spano, un omaggio all’intellighentia di sinistra”

Pubblicato: 10/10/2024 13:13

In un editoriale pubblicato su La Bussola Quotidiana, Andrea Zambrano ha espresso le sue opinioni sul recente ingresso di Francesco Spano, ex direttore dell’Unar, come vice capo di gabinetto del Ministro della Cultura Alessandro Giuli. Zambrano ha criticato duramente la scelta, evidenziando le implicazioni politiche e simboliche della nomina.

Il ritorno di Francesco Spano

Zambrano ha iniziato la sua analisi ricordando la vicenda che ha portato all’allontanamento di Spano dall’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, su richiesta di Giorgia Meloni. Una decisione presa a causa di finanziamenti destinati a circoli che, secondo le accuse, erano legati alla prostituzione gay. L’autore sottolinea come, nonostante il licenziamento, Spano sia ora rientrato nella sfera governativa grazie alla nomina di Giuli: “Francesco Spano”, ha scritto il giornalista, “l’uomo dei soldi alle combriccole gaie con la scusa dell’antidiscriminazione, diventa così vice capo di gabinetto di Giuli”.

Zambrano non risparmia critiche verso Giuli, definendo il suo pensiero “neo pagano” e più vicino alla sinistra laicista che a una destra cattolica. Secondo l’autore, la nomina di Spano è un chiaro segnale che il ministro cerca di compiacere l’intellighenzia di sinistra, nonostante faccia parte di un governo di destra.

Giuli e la “supercazzola” di Hegel

Zambrano ha evidenziato come il neo ministro della Cultura abbia suscitato perplessità con il suo discorso inaugurale in Parlamento, durante il quale ha citato Hegel e “l’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale”. Zambrano deride la citazione, definendola una “supercazzola” e chiedendosi sarcasticamente quali siano, secondo Giuli, le altre tre rivoluzioni globali: “Forse l’invenzione della ruota, del libro e del Var?”.

Questo linguaggio complesso, sostiene l’editorialista, maschera un problema politico: la scelta di Giuli di nominare Spano, considerata un’ulteriore prova della sua volontà di allinearsi al pensiero dominante di sinistra, nonostante il governo in cui milita.

La critica al complesso del “parvenu”

Nell’editoriale, Zambrano accusa Giuli di soffrire di un “complesso del parvenu“, ossia il desiderio di essere accettato dall’élite culturale di sinistra, a costo di sacrificare i valori tradizionalisti della destra. “Personaggi come Giuli devono scontare questo senso di colpa per farsi accettare, perennemente in bilico tra la loro appartenenza alla destra e il bisogno di essere digeriti dall’intellighenzia di sinistra”, scrive Zambrano.

L’editorialista conclude sostenendo che, con questa nomina, il governo dimostra la sua incapacità di rappresentare una vera “controcultura” rispetto al pensiero dominante. Secondo Zambrano, Spano è il simbolo di questo compromesso: “Viene dal mondo cattolico, di sinistra, ed è pure vicino alla causa gay”, caratteristiche che lo rendono, a suo avviso, perfettamente adatto per navigare tra le correnti di una politica sempre più influenzata dalla lobby Lgbt.

Il significato della nomina di Spano

L’editoriale si chiude con un’ultima stoccata: Zambrano sostiene che la nomina di Spano riflette la volontà del ministro Giuli di agire come un “cavallo di Troia” all’interno del governo di destra, per avvicinarsi ai salotti della sinistra culturale. “Non avrà avuto 30 e lode l’altro giorno quando ha preso la laurea a 48 anni suonati, ma il neo ministro ha studiato bene la parte“, conclude ironicamente il giornalista.

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