Mentre Zelensky apre alla possibilità di un accordo che ponga fine alla guerra con la Russia entro la prima parte del 2025, la Turchia sta giocando un ruolo sempre più rilevante nello scenario della guerra in Ucraina. Il suo leader Erdogan si propone infatti come mediatore, e cerca di aprire spazi diplomatici per una tregua o un cessate il fuoco.
L’ultima iniziativa di mediazione del presidente turco punta su due elementi fondamentali: il “congelamento” del conflitto nelle zone occupate dalla Russia e la protezione garantita dalla Nato per il resto del territorio ucraino. Come riportato da Claudio Tito su Repubblica, la trattativa è ancora in fase embrionale, ma il percorso è stato avviato.
L’ingresso di Kiev nella NATO come chiave della tregua
Uno dei punti centrali della proposta di Erdogan consiste nell’accelerare l’ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica, in modo da garantire all’Ucraina una protezione completa contro ulteriori aggressioni russe. Questa strategia mira a porre un limite alle avanzate del Cremlino, congelando lo stato attuale del conflitto. La Nato, infatti, sarebbe pronta a proteggere l’Ucraina sotto il suo ombrello difensivo, evitando così ulteriori escalation.
Secondo Tito, le discussioni su questa ipotesi sono ancora lontane dall’essere concrete e dipendono in gran parte dai risultati delle elezioni americane. Infatti, sia che vinca Kamala Harris, sia che abbia la meglio Donald Trump, una delle riorità della nuova amministrazione sarà affrontare la questione ucraina e cercare una soluzione per porre fine al conflitto.
Il ruolo cruciale delle elezioni statunitensi
Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, previste per il 5 di Novembre, giocano un ruolo determinante nel futuro delle trattative. L’Europa guarda con ovvio interesse al risultato, sia pure con speranze diverse a seconda dell’osservatore Ieri, durante un suo intervento, il premier ungherese Viktor Orbán ha sottolineato l’importanza di una vittoria di Trump – secondo la sua visione – per accelerare il processo di pace.
Altri leader europei non sono d’accordo, ma tutti sperano che la guerra abbia fine in tempi brevi. I costi e i rischi legati al conflitto cominciano a essere davvero troppo alti. In questo contesto, la Nato si sta preparando per il summit che si terrà all’Aja a giugno. In quell’occasione potrebbe essere inviata una lettera di invito a Kiev. La questione principale che sta dividendo i 32 Paesi membri dell’Alleanza è proprio l’eventuale ingresso dell’Ucraina nell’organizzazione. Un’eventualità che Putin difficilmente potrebbe accettare.
Le difficoltà con gli Stati Uniti
Quando, a luglio scorso, Zelensky ha presentato il suo “Victory Plan” al presidente Joe Biden, la reazione della Casa Bianca non è stata positiva. Le richieste di risorse e l’adesione all’Alleanza senza condizioni hanno creato tensioni tra i due Paesi. Come evidenzia Repubblica, però, la situazione geopolitica è cambiata rapidamente.
Ora anche gli Stati Uniti starebbero riconsiderando la possibilità di un’adesione ucraina alla Nato. Ma una decisione decisione definitiva dipenderà dall’esito delle elezioni presidenziali. In questo contesto, è significativo il ritardo nella scelta per il ruolo di ambasciatore statunitense presso la Nato. Una posizione che verrà decisa solo dopo l’esito delle elezioni, e sarà cruciale per le future trattative di pace.
La mediazione turca e l’iniziativa per la pace
Erdogan è già stato protagonista di mediazioni precedenti, come quella relativa ai “corridoi del grano”, accordi che miravano a proteggere le rotte commerciali per l’export di cereali ucraini, ma che sono stati spesso violati da Mosca. L’iniziativa attuale del Presidente turco, però, sembra avere un respiro più ampio. Come riportato da Giuseppe Tito, Ankara ha già iniziato a sondare la disponibilità delle parti a sospendere le ostilità nelle zone invase dalla Russia.
L’idea è di una sorta di “sospensione” simile a quella avvenuta fra la Corea del Nord e la Corea del Sud, in modo da congelare la guerra in alcune aree. Questa tregua, nelle intenzioni di Erdogan, permetterebbe alla Nato di garantire protezione nel restante territorio ucraino, aprendo la strada a un processo di pace duraturo. Ma esiste anche il “fattore Putin”. Sembra a dir poco improbabile che a Mosca possano accettare l’espansione della Nato ai confini della Russia. I negoziati di pace si presentano perciò complessi, ma si tratta anche di un passo avanti che con qualche modifica potrebbe funzionare.