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Trombosi venosa, le donne sono più a rischio: i sintomi da riconoscere per prevenirla

Pubblicato: 11/10/2024 17:51

La trombosi venosa rappresenta la terza malattia cardiovascolare più frequente, dopo infarti e ictus, ed è una delle principali cause di mortalità e disabilità nel mondo. Ogni anno si registrano circa 10 milioni di casi di malattia tromboembolica venosa (Tev) e una persona su quattro muore per complicanze legate alla trombosi. Le donne risultano essere particolarmente a rischio. Ma questa malattia, se conosciuta e riconosciuta in tempo, è prevenibile e trattabile.
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Al Gemelli è stata creata un’alleanza tra ematologi e internisti per garantire un approccio multidisciplinare alle malattie tromboemboliche, un modello assistenziale che si distingue per la sua efficacia.

Perché le donne corrono più rischi

“Nella vita di una donna esistono condizioni peculiari che la pongono a rischio di trombosi”, spiega Roberto Pola, docente di medicina interna alla Cattolica di Roma e direttore della Uosd Percorso Trombosi al Policlinico Gemelli. L’assunzione di pillole estro-progestiniche, la gravidanza, il puerperio e la menopausa sono fasi delicate in cui il rischio trombotico aumenta. Anche la terapia ormonale sostitutiva può giocare un ruolo in donne predisposte.

Per ridurre il rischio di trombosi, Pola consiglia movimento, evitare la stasi venosa e mantenere un peso equilibrato. Nelle donne con segni di insufficienza venosa cronica, come varici o vene reticolari superficiali, l’uso della calza elastica può aiutare. I campanelli d’allarme da non sottovalutare sono una gamba che si gonfia, diventa rossa o fa male: in questi casi è importante sottoporsi a un ecodoppler venoso.

Il rischio trombotico nella menopausa

Durante la menopausa, il rischio trombotico aumenta nuovamente. “Tra le varie alterazioni che si verificano in questo periodo ci sono quelle dell’equilibrio coagulativo”, ricorda Pola. L’aumento di peso, la riduzione dell’attività fisica e l’alterazione delle proteine coagulative contribuiscono ad aumentare il rischio. Inoltre, nelle donne con tumori femminili, come il cancro ovarico, il rischio di trombosi può aumentare fino a quattro volte.

Valerio De Stefano, ordinario di Ematologia alla Cattolica, sottolinea l’importanza di una gestione specialistica del trattamento della trombosi e del suo “dopo”. Le donne che seguono una terapia anticoagulante, soprattutto con i nuovi farmaci orali, possono riscontrare un aumento del flusso mestruale, con un impatto sulla qualità della vita. “Riteniamo che la gestione del trattamento debba essere affidata agli specialisti, per evitare il rischio di emorragie o di ulteriori episodi trombotici”, conclude De Stefano.

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