Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato l’imminente apertura dei centri per migranti in Albania, con i primi trasferimenti previsti già dalla prossima settimana. “Realisticamente, le prime persone verranno portate già la prossima settimana nei centri in Albania. Non ci saranno cerimonie o tagli di nastri,” ha dichiarato il ministro durante un intervento alla festa de Il Foglio. Piantedosi ha inoltre sottolineato che questi centri saranno “analoghi a quelli presenti in Italia“, specificando che non saranno strutture di detenzione rigida: “Non ci sarà filo spinato, c’è assistenza. Non sono Cpr, e tutti potranno fare richiesta di protezione internazionale con esiti in pochi giorni.”
Le criticità legali e le possibili ripercussioni
Tuttavia, l’operazione potrebbe incorrere in ostacoli legali già prima di prendere il via. Una recente sentenza della Corte di Giustizia europea potrebbe infatti bloccare il progetto, poiché ha smontato il concetto su cui si fonda il protocollo Albania: la definizione di “Paese sicuro“. Secondo la Corte, un Paese per essere considerato sicuro deve esserlo in tutto il suo territorio e per tutte le categorie di persone, senza eccezioni. Questo crea problemi al piano del governo, poiché la lista italiana di “Paesi sicuri” prevede eccezioni per parti del territorio o per determinate categorie, un criterio ora dichiarato illegittimo dalla Corte europea.
A rischio, dunque, non solo l’attuazione pratica del progetto, ma anche il possibile utilizzo di procedure accelerate per gestire i richiedenti asilo. Paesi come Tunisia, Egitto e Bangladesh, principali fonti di migrazione verso l’Italia, non soddisferebbero più i requisiti legali per essere considerati sicuri secondo la nuova interpretazione della Corte di Giustizia.
Le critiche politiche e il tema dei costi
Il progetto dei centri in Albania ha suscitato anche dure critiche politiche. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha sollevato preoccupazioni sia sull’aspetto legale sia sui costi dell’operazione, definendo l’accordo con l’Albania un “enorme spreco di risorse”. “Mentre una sentenza della Corte di Giustizia europea mette in discussione l’intero accordo, il governo vuole accelerare, con affidamenti diretti milionari e senza trasparenza,” ha affermato Schlein, riferendosi ai presunti 800 milioni di euro spesi per l’operazione. “Quei fondi avrebbero potuto essere utilizzati per migliorare la sanità pubblica,” ha concluso, sottolineando come tali risorse avrebbero avuto un impatto più significativo se investite in settori cruciali per i cittadini.
Il futuro dei centri migranti in Albania sembra dunque incerto, con sfide legali e critiche politiche che potrebbero ostacolarne la realizzazione e alimentare ulteriori dibattiti sulle politiche migratorie del governo italiano.