Francesco Spano, avvocato e musicista con una lunga carriera in ambito politico e culturale, è stato recentemente voluto da Alessandro Giuli al Ministero della Cultura. La scelta ha sollevato numerose perplessità, soprattutto considerando le divergenze ideologiche tra Spano e l’attuale governo, che hanno già causato difficoltà e malumori nell’esecutivo. Tanto che Giorgia Meloni e il suo Vicepremier Matteo Salvini sarebbero fortemente irritati per le scelte del ministro.
Un passato progressista in un governo conservatore
La carriera di Spano, come ricostruito in un articolo del Corriere della Sera, parla chiaro: la sua storia professionale è legata alla sinistra e agli ambienti progressisti. Dal 2006 al 2008 è stato capo della segreteria al Ministero dell’Interno con Giuliano Amato durante il governo Prodi, e ha poi lavorato come consulente legislativo per il gruppo Pd alla Camera fino al 2012. Spano è stato anche segretario della Human Foundation, presieduta da Giovanna Melandri, un’istituzione privata di ricerca da sempre vicina a cause sociali di stampo progressista. Con un simile curriculum, è evidente che la sua nomina da parte di Giuli – espressione del governo di centrodestra – risulta fuori contesto e in contrasto con la linea politica attuale.
L’intesa inaspettata con Giuli: un rischio per la coerenza del ministero?
Alessandro Giuli, nominato presidente del Maxxi dall’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ha sorpreso molti scegliendo Spano come collaboratore. Nonostante le loro opposte identità politiche, i due hanno trovato una sintonia inaspettata. Ma questa collaborazione rischia di creare frizioni all’interno del ministero, dove l’orientamento ideologico di Spano potrebbe entrare in conflitto con la linea conservatrice attuale. Affidare incarichi di tale rilevanza a una figura legata all’area progressista potrebbe compromettere l’efficacia delle politiche culturali del governo e generare tensioni con gli altri attori istituzionali.
Un ritorno al Maxxi che solleva domande
Non è la prima volta che Spano ricopre incarichi di prestigio all’interno delle istituzioni culturali italiane. Già segretario generale del Maxxi dal 2015 al 2017, Spano ha poi diretto l’Unaur presso Palazzo Chigi, un’esperienza segnata da diverse difficoltà. Prima fra tutte l’elargizione di un generoso contributo (55.000 Euro) a un’associazione Lgbtq che operava in modo discutibile. Ora, la sua nomina al Ministero ha riportato l’attenzione sulla sua precedente gestione e ha fatto emergere interrogativi sulla sua idoneità a rappresentare il centrodestra in campo culturale e politico.
Un profilo lontano dagli obiettivi del governo
Le preoccupazioni derivano anche dal fatto che Spano si è sempre distinto per un forte impegno sui diritti personali e sociali, temi che, per quanto rilevanti, nell’accezione che ne dà il neo sottosegretario, sembrano essere in contrasto con l’agenda dell’attuale esecutivo.
Spano ha insegnato a lungo su temi come la pari dignità e il principio di non discriminazione, e ha ricoperto incarichi presso enti accademici come l’Università di Tor Vergata e lo IULM, con un focus sul management delle imprese culturali. E il suo impegno accademico e professionale appare lontano dagli obiettivi del Ministero della Cultura, che punta piuttosto a una riscoperta delle radici nazionali e alla promozione di un’identità culturale italiana più tradizionale.
Una scelta destinata a generare problemi?
La nomina di Spano sembra dunque essere più un rischio che un’opportunità per il Ministero della Cultura. Nonostante l’apparente buona sintonia tra Giuli e Spano, le divergenze politiche fra quest’ultimo e l’esecutivo di cui fa parte potrebbero presto causare grossi problemi. Inoltre, la scelta di affidare un ruolo importante in un inistero a una figura con un background così distante dall’attuale maggioranza potrebbe sollevare critiche all’interno del governo stesso e tra gli elettori.